Ragusa - La sensazione è quella di una presa per i fondelli. Potenziamento del tracciamento nel territorio, sensibilizzazione delle comunità locali verso il completamento dei cicli di vaccinazione e intensificazione del ricorso alle terze dosi, considerati "strumenti indispensabili al contenimento della circolazione virale": ebbene sì, sono queste le famose nuove “misure” del Comitato tecnico scientifico siciliano aggiuntive a quelle (inesistenti) della zona gialla, per arginare l’epidemia Covid. Non è chiaro come l’assessorato alla Salute intenda mettere in pratica quelle che, allo stato, non sono interventi di contrasto al contagio ma solo delle pie intenzioni. Come crede di “potenziare” i tamponi molecolari prenotati fino a gennaio e diventati ormai merce rara e costosa, o “sensibilizzare” chi dopo un anno non si è ancora vaccinato a farlo?
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Il Cts decide di non decidere e, a mezzo nota, annuncia che "tornerà a riunirsi nei prossimi giorni per definire le indicazioni". L’impressione è che, al di là degli appelli di rito a correre agli hub, i cervelloni di Palazzo d’Orleans non abbiano ancora compreso la polveriera su cui siede la Sicilia e la situazione esplosiva dei contagi che ieri hanno segnato in Italia il record assoluto da quando è iniziata la pandemia. Il grafico nella foto allegata mostra l’attuale impennata dell’infezione, superiore a tutte le precedenti ondate. L'incidenza cumulativa, con oltre 11mila casi ad oggi, si avvicina ai 250/100.000 abitanti con un rapido incremento nell'ultima settimana in tutte le province, inclusa quella di Ragusa che finora s’era distinta rispetto alle altre nel dilagare dell’infezione. E’ vero che nel resto del Paese ci sono regioni che sono messe ancora peggio, ad ogni buon conto nell’ultima settimana il numero dei focolai sull’Isola è passato da 2.726 a 3.649 e quello dei nuovi casi non associati a catene di trasmissione già note da 3.151 a 5.477.
"Grazie all'estensione della campagna vaccinale si è determinata una maggiore protezione verso l'ospedalizzazione rispetto al passato”, relazionano i tecnici. Ma di quale passato parlano? Forse quello di un anno fa, quando non c’erano ancora i vaccini. Bella forza! Le soglie di occupazione dei ricoveri ordinari e rianimazioni hanno superato i tetti della zona bianca, rispettivamente al 15 e 10% dei posti letto disponibili. La Sicilia si conferma fanalino di coda in Italia anche per somministrazioni ai bambini tra i 5 e gli 11 anni: dal 16 dicembre, giorno del via alla campagna pediatrica, a ieri sono state iniettate appena 5.312 dosi su una potenziale platea di 310.396 piccoli: l'1,71% contro una media nazionale bassa ma che ha raggiunto comunque il 4,14%, con punte di oltre il 6% in Lombardia e Puglia. La copertura degli over 60 siciliani eleggibili alla terza dose non raggiunge ancora il 50% contro la media nazionale del 59%.
Ma la Sicilia è indietro pure nella raccolta dati, ferma a un mese fa. Ieri il Cts ha comunicato che “nel periodo dal 29 ottobre al 28 novembre il tasso di decesso tra i non vaccinati è stato di 23,4 per 100.000 persone, mentre tra i vaccinati oscilla tra 1,6 di quanti hanno ricevuto la terza dose e 3,1 di chi ne ha fatte due”. Dati un pochino più aggiornati, no? Dal 29 novembre al 28 dicembre non sono ancora pervenuti? E a fonte di questo quadro, cosa succede a Palermo? Per evitare folle, si è deciso di sospendere l'Open day in Fiera: da oggi, mercoledì 29 dicembre, gli over 12 non potranno più vaccinarsi senza prenotazione. Facciamoci del male. “È una decisione che abbiamo dovuto prendere per assicurare la migliore gestione dell’afflusso di persone all’hub, ridurre le attese ed evitare assembramenti pericolosi” dichiara il commissario Renato Costa, secondo cui sono le file all'aperto agli hub ad aumentare i contagi, non le resse per lo shopping in centro e le movide selvagge nei locali. Ma in che Razza di mani siamo?