Ragusa - Nonostante le due dosi di vaccino il Covid s’è portato via a 66 anni Francesco Gugliotta, ex vicesindaco di Pozzallo. A Pescara è morta la sulmonese Adriana Giammarco, 64 anni, che di dosi ne aveva tre. Stessa sorte per i più giovani, come Francesco Matta: un 38enne di Selargius, nel cagliaritano, vaccinato con ciclo completo ma deceduto per broncopolmonite. Insomma, non solo No Vax: il virus uccide ancora e ad accrescere la triste contabilità dei morti in Italia, nel weekend, sono stati anche i vaccinati con due dosi da più di 3/4 mesi; senza contare quelli senza Covid, uccisi dalla fragilità del sistema sanitario nazionale che da due anni rinvia visite, analisi e interventi, non solo quelli ipoteticamente “non urgenti”.
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«Abbiamo iniziato tardi a fare i richiami» ha detto qualche giorno fa l’epidemiologo dell’Università Statale di Milano, Carlo La Vecchia, confermando un’intuizione avuta da Ragusanews già a novembre scorso: quando sono partiti la maggioranza era ormai scoperta contro il virus. La corsa all’hub dell’ultimo mese – sull’onda delle crescenti limitazioni ai senza pass – ci ha messo una toppa, ma se il Paese non è tornato in lockdown lo si deve anche alla fortuna di essere incappati in un’ondata sollevata da una variante, la Omicron, estremamente più contagiosa ma clinicamente meno grave delle precedenti: in proporzione, infatti, la gran massa di persone contagiate anziché in ospedale è chiusa in isolamento a casa, spesso con sintomi lievi o solo per precauzione.
Purtroppo in Sicilia il booster fatica ancora a raggiungere tutti gli anziani, per cui continua a non essere obbligatorio pur restando la categoria più a rischio di conseguenze gravi. L’8% scarso dei non vaccinati italiani pesa per circa il 35-40% dei decessi nelle fasce d’età sopra i 60 anni, in cui c’è il maggior numero di decessi. In valore assoluto e indipendente dall’età - afferma però La Vecchia - aumentano le vittime tra i cittadini vaccinati con due dosi da più di 3 mesi, che non hanno ancora effettuato la terza dose. È il cosiddetto effetto paradosso, rimbalzato in continuazione dai sieroscettici, dovuto al fatto che oltre il 92% della popolazione è ormai vaccinato: perché in percentuale quel 10% di no vax italiani rappresentano circa l’80% dei decessi Covid.
La conclusione dello scienziato è dunque che «se uno è giovane, per morire di Covid deve non essere vaccinato; se invece si hanno più di 60 anni, può morire anche chi ha fatto due dosi. Quindi, bisogna sbrigarsi a fare il booster». Questo però, avverte, «è un quadro pre-Omicron». I vaccini sono stati studiati e realizzati per Alfa e Delta: il minor funzionamento dei sieri contro Omicron, che è il presente del Coronavirus, è compensata per ora solo dalla minor pericolosità della mutazione. Se sarà necessario continuare la campagna, è chiaro che la quarta dose andrà somministrata con un vaccino diverso, “cablato” su Omicron e auspicabilmente migliorato sotto il profilo della trasmissione del contagio - oltre che sulla protezione dalla malattia - che è alla base del rinnovato allarme sanitario.
Quanto all’obiezione che stiamo contando fra i decessi anche persone che in realtà sarebbero morte di altre patologie concomitanti e terminali, La Vecchia non trova riscontro di una simile prospettiva. «Noi abbiamo valutato anche l’eccesso di mortalità totale, dopo la prima ondata della primavera 2020, quando questo aspetto non si registrava, e quello che emerge – ha chiarito l’epidemiologo – è che più o meno da autunno scorso il numero dei morti Covid corrisponde al dato dell’eccesso di mortalità totale. Quindi, in questo numero ci sono sostanzialmente persone che muoiono per Covid o per qualcosa che è associato al Covid. In altre parole – conclude – i morti Covid corrispondono alle morti in eccesso».