Ragusa - L'attuale ondata della pandemia di Covid-19 è guidata dalla variante Omicron (B.1.1.529) del Coronavirus, un ceppo che rispetto alla Delta si caratterizza per: una trasmissibilità sensibilmente superiore (oltre cinque volte); una maggiore elusività nei confronti delle difese immunitarie (sebbene i vaccini proteggano efficacemente contro ricovero e decesso); e una patogenicità fortunatamente ridotta, determinando nella stragrande maggioranza dei casi sintomi assimilabili a un raffreddore. Come qualunque altra mutazione, Omicron non resta immobile e - replicandosi negli ospiti - dà vita a sottovarianti con mutazioni specifiche.
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Al momento ce ne sono almeno quattro di particolare interesse (BA.1, BA.2, BA.3 e BA.1.1), delle quali la BA.2, soprannominata “Omicron 2” o “stealth Omicron” (Omicron invisibile), è stata rilevata anche in Sicilia: 4 casi, 3 a Palermo e uno a Messina, paucisintomatici e seguiti a domicilio. Ma sicuramente i casi saranno molti di più. In Danimarca Omicron 2 è improvvisamente diventata dominante rispetto alla Omicron 1, che segnerebbe l’inizio della fine della pandemia, almeno in Europa; mentre in altri Paesi come Svezia, Regno Unito e India la sua prevalenza risulta in aumento; ciò suggerisce che possa trattarsi di una variante ancor più trasmissibile dell'originale.
Inoltre a causa di una specifica mutazione sulla proteina Spike è impossibile sospettare la sua presenza direttamente dalla PCR condotta sul tampone, pur essendo naturalmente rilevabile dal sequenziamento genomico. Al momento non abbiamo alcuna informazione su una potenziale maggiore virulenza o su una superiore capacità di sfuggire al sistema immunitario, come dichiarato a Liberation dal professor Antoine Flahault, docente di Epidemiologia e direttore presso l'Istituto di Salute globale dell'Università di Ginevra.
Le caratteristiche di BA.2, in soldoni, non divergono troppo dal ceppo genitore. Una caratteristica plausibile della Omicron 2 sembra comunque essere quella maggiore trasmissibilità; basti pensare che in Danimarca in appena 10 giorni è passata dal 2 a oltre il 50% dei sequenziamenti e anche i dati britannici confermerebbero, come spiegato su Twitter dal professor Eric Topol, docente di medicina molecolare e direttore dello Scripps Research Translational Institute di La Jolla (Usa). Ma sono solo i primi studi, condotti in itinere.