Economia Catania

Pfizer, più vaccini meno lavoratori: gli esuberi siciliani in Parlamento

I licenziamenti della multinazionale americana, in ballo quasi 200 posti di lavoro

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 Catania - La vertenza catanese di Pfizer, che ha annunciato un esubero di 130 dipendenti dello stabilimento etneo (foto), finisce in un'interrogazione parlamentare del leader di Sinistra Italiana: "Evidentemente i miliardi di euro incassati durante la pandemia non sono abbastanza – dice il leader,  Nicola Fratoianni - E' l'ennesimo colpo al cuore industriale del nostro Paese, dimenticato dalla politica e da tempo alla deriva: un impoverimento che colpisce direttamente famiglie e cittadini. Non è una novità, sappiamo bene come funziona: privatizzare i profitti e socializzare le perdite. Ma è qui che deve intervenire lo Stato, il pubblico".

L'annuncio da parte della multinazionale farmaceutica del mancato rinnovo del contratto a 50 impiegati Ramstad, e del congelamento di altre 60 posizioni a tempo indeterminato, ha messo in agitazione anche i confederali - compatti nello sciopero del prossimo 4 marzo - il Pd locale contro “la floridissima azienda internazionale che sta producendo vaccini anti Covid in tutto il mondo contro” afferma il segretario catanese, Angelo Villari, invocando “l'intervento del governo nazionale e regionale”.

"Sono stata assunta dopo il pensionamento di mia madre, che ha passato qui 37 anni - racconta Ornella Greco -. Nel mio reparto eravamo in 300, adesso siamo 40. Producevamo pasticche, pomate, ogni tipo di farmaco ma pian piano ci hanno tolto pezzi. Io la chiamo la politica del carciofo, a forza di togliere foglie non resta nulla". Ma secondo la Cgil ci sono anche decine di mancati rinnovi contrattuali per chi è assunto a termine, che portano a quasi 200 i licenziamenti. Nei reparti dell’impianto etneo di Pfizer, in verità, l'allarme è già alto da tempo.

Mentre in altri siti del gruppo si investiva su nuove produzioni (inclusi vaccini e pillole Covid), a Catania - 800 dipendenti diretti e 200 dell'indotto - rimanevano solo il vecchio antibiotico alla penicillina Tazocin e alcuni antitumorali. Il sito di Catania non sarà dismesso del tutto ma “continuerà a essere parte integrante della rete globale di produzione e fornitura Pfizer – assicura l’azienda newyorkese in una nota -, infatti è stato programmato un intervento di modernizzazione, con un ulteriore investimento di 27 milioni di euro nei prossimi tre anni” che non serviranno però a finanziare le buste paga di tecnici e operai mandati a casa.

Al contrario, proprio questo stanziamento – giudicato comunque esiguo dai sindacati – ha costretto il colosso chimico ad “alcuni adeguamenti - recita il comunicato - dovuti al calo della domanda dei volumi produttivi di un antibiotico iniettabile, che porteranno a una riduzione dell'organico". Il direttore dello stabilimento, Giuseppe Campobasso, parla di "fase difficile" e di possibili "trasferimenti all'interno della nostra stessa rete di produzione in Italia, oltre che aiuti economici per facilitare l'uscita e il ricollocamento".

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Secondo indiscrezioni, si ventila l'ipotesi di un loro trasferimento volontario nello stabilimento di Ascoli Piceno, dove invece si lavora su turni 24h: è lì che è iniziato il confezionamento di Paxlovid, l'antivirale contro il Coronavirus di cui sono state distribuite già 11.200 confezioni alle regioni italiane. Ma quanti, con casa e famiglia, potranno fare baracca e burattini per le Marche? E pensare che fino a poco tempo fa Palazzo d'Orleans fantasticava di costruire proprio in Sicilia la grande fabbrica di vaccini: l’ennesimo sogno infranto.


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