Attualità La ricerca

Long Covid, disturbi olfattivi per 1 su 4 dopo un anno: lo studio siciliano

Alterazione permanente dell’olfatto più probabile nei pazienti che hanno sofferto di cefalea e “nebbia mentale”

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/09-02-2022/long-covid-disturbi-olfattivi-per-1-su-4-dopo-un-anno-lo-studio-siciliano-500.jpg Long Covid, disturbi olfattivi per 1 su 4 dopo un anno: lo studio siciliano


 Catania - In quasi una persona su quattro i disturbi dell'olfatto, che possono insorgere con il contagio da Sars-Cov-2, riescono a persistere anche per un anno e più; soprattutto se il Covid è stato associato a cefalea e confusione mentale. Sono i risultati, pubblicati sulla rivista scientifica Brain Sciences, del primo studio multicentrico italiano che ha cercato di far luce su disfunzione olfattiva persistente, cefalea e confusione mentale correlati al cosiddetto “Long Covid”, ovvero la persistenza di sintomi che non si esauriscono nelle prime settimane della fase acuta sintomatica.

La ricerca, coordinato da Arianna Di Stadio, professore associato di Otorinolaringoiatria presso l'Università di Catania, ha coinvolto anche i medici dell'Università del Michigan e della Wayne State University di Detroit: è stata condotta su 152 pazienti tra 18 e 65 anni guariti da almeno 6 mesi, ma ancora in cura presso i tre centri specializzati. Dalle analisi degli esperti è emerso che: 50 pazienti (il 32,8% del totale) presentavano sintomi quali anosmia, ovvero assenza di olfatto; 25 iposmia, cioè riduzione dell'olfatto; 10 parosmia, ovvero disfunzione dell'olfatto; e 58 pazienti (oltre il 38%) una combinazione di iposmia e parosmia. Il mal di testa, come sintomo correlato, è stato riportato da 76 pazienti (50%), mentre uno stato di confusione mentale da 71.

Secondo Di Stadio, “l'alterazione dell'olfatto e il coinvolgimento cognitivo sono caratteristiche comuni del Long-Covid: la confusione mentale, o ‘brain fog’, potrebbe influenzare l'olfatto alterando il ricordo degli odori o attraverso un meccanismo condiviso di neuroinfiammazione”. In sostanza, chi ha sofferto non solo tosse, febbre e dolori articolari ma anche cefalea e stordimento cognitivo ha “un rischio significativamente maggiore di soffrire di anosmia o iposmia, se confrontati con la controparte senza sintomi neurologici”. Un piccolo passo avanti nella conoscenza di un’infezione sui cui effetti a lungo termine si sa ancora molto poco.


© Riproduzione riservata