ROMA, 26 OTT Il 27 ottobre Roberto Benigni compie
70 anni ma non li dimostra, non li sente e li lascia volentieri
nell'oblio. Perché Roberto (come lo chiamò trionfante Sophia
Loren la sera dell'acclamazione agli Oscar nel 1999) è l'icona
di se stesso, un Pinocchio sempreverde che conserva la saggezza
contadina dell'artista che lo ha scolpito, Geppetto. Non a caso
al personaggio di Collodi ha legato due volte la sua carriera,
prima come "onemanband" nel suo film del 2002 e poi come
attore al servizio di Matteo Garrone nell'adattamento del 2019
(Nastro d'argento come Geppetto).
Debutta nel '71 al Metastasio di Prato come cantante e
musicista ne "Il re nudo" diretto da Paolo Magelli; Carlo Monni
e soprattutto Marco Messeri lo "tengono a battesimo" in vari
spettacoli d'avanguardia a metà fra il teatro di strada e
l'invenzione comica. Sbarcato a Roma in compagnia di Messeri,
Benigni incontra nel '75 Giuseppe Bertolucci che scrive per lui
il monologo di "Cioni Mario". Frammenti di quell'esperienza
finiscono nel programma tv "Onda libera" alias "Televacca",
avversato dalla censura come del resto il suo primo exploit al
cinema, "Berlinguer ti voglio bene" del '77.
E' in teatro con lo spettacolo a sketch "Tuttobenigni", in tv
con le irruzioni al festival di Sanremo e a Fantastico (auspice
Pippo Baudo), tra piccolo e grande schermo nel sodalizio con
Renzo Arbore tra "L'altra domenica" e "Il Pap'occhio" (a lungo
censurato).
Con la complicità dell'amico Bertolucci scrive per sé e
Massimo Troisi "Non ci resta che piangere" (1984). Poi sbarca in
America per farsi dirigere dall'amico Jim Jarmush con cui firma
"Daunbailò" nel 1986, seguito da altri due lavori in cinque
anni. Accetta di misurarsi col mito di Peter Sellers ne "Il
figlio della pantera rosa" (1993), poi dopo il successo di "Il
piccolo diavolo", "Johnny Stecchino", "Il mostro" arriva il
trionfo di "La vita è bella" che vince l'Oscar per il miglior
film straniero ma regala a Roberto anche la statuetta come
miglior attore. Seguiranno "Pinocchio" e "la tigre e la neve",
la collaborazione con Federico Fellini (e Paolo Villaggio) in
"La voce della luna" (1990).
Negli ultimi anni il connubio con Dante e la Commedia.
(ANSA).
di Ansa
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