Trapani - A una settimana dal blitz che ha portato alla cattura del boss Matteo Messina Denaro è stato arrestato, con l’accusa di associazione mafiosa, Andrea Bonafede, geometra di Campobello di Mazara che avrebbe «prestato» l’identità al capomafia finito in manette dopo una fuga lunga 30 anni. Bonafede è ritenuto dagli inquirenti uno dei fiancheggiatori più fedeli del padrino, l’uomo che, secondo i pm di Palermo, oltre a consegnare all’ex latitante la sua carta di identità, per consentirgli di ottenere un falso documento, e la tessera sanitaria necessaria per terapie e visite mediche, ha acquistato con i soldi del boss la casa di Campobello di Mazara in cui il capomafia ha trascorso l’ultimo periodo della latitanza.
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Tra mezze ammissioni e tentativi di minimizzare il suo ruolo, Bonafede ha confessato anche di aver dato al boss il bancomat da lui usato per le spese sostenute in latitanza: cene in ristoranti, acquisti di abiti griffati. E di averlo aiutato a comprare la Giulietta con cui si spostava abitualmente, indisturbato, per le vie di Campobello. La macchina, acquistata un anno fa personalmente dal padrino in una concessionaria di Palermo, formalmente era intestata alla madre di Bonafede. L'ex compagna aveva dichiarato: «L’ho lasciato appena ho saputo, io non mi ero accorta di nulla. Andrea mi ha nascosto tutto. Mi è esplosa una bomba in casa».
Arrestato Andrea Bonafede, le accuse
Oltre a consegnare all'ex latitante la sua carta di identità per consentirgli di ottenere un falso documento e a dargli la tessera sanitaria necessaria per le terapie e le visite mediche alle quali il boss doveva sottoporsi, Bonafede ha acquistato - per sua stessa ammissione - la casa di Campobello di Mazara in cui Messina Denaro ha trascorso l'ultimo periodo della latitanza, gli ha dato il bancomat permettendogli di fare delle spese, gli ha fatto comprare la Giulietta sulla quale viaggiava. La macchina, acquistata un anno fa personalmente dal padrino in una concessionaria di Palermo, formalmente era intestata alla madre di Bonafede. E sempre alla madre del geometra, una disabile di 87 anni, era intestata la Fiat 500 data in permuta per l'acquisto della Giulietta.
Il Gip: «Uomo d'onore riservato di Messina Denaro»
Andrea Bonafede sarebbe un uomo d'onore riservato. Lo scrive il gip nella misura cautelare. «Si è in presenza, in sostanza, sia pure, in termini di gravità indiziaria di un'affiliazione verosimilmente riservata di Bonafede per volontà del Messina Denaro», si legge nel provvedimento. Il geometra, scrive il gip, «ha, in concreto, fornito un apporto di non certo secondaria importanza per le dinamiche criminose dell'associazione mafiosa della provincia di Trapani, avendo così consentito a Messina Denaro, non soltanto di mantenere la sua latitanza, ma soprattutto, anche mediante la sua presenza nel territorio, di continuare ad esercitare il ruolo direttivo dell'organizzazione mafiosa».
Il concessionario che ha venduto l'auto del boss
È stato sentito dagli inquirenti il titolare della concessionaria di Palermo dalla quale il boss Matteo Messina Denaro, un anno fa, comprò la Giulietta con la quale si spostava abitualmente durante la latitanza. Il commerciante, viste le foto del capomafia sui media e riconosciuto il volto dell'acquirente, ha confermato che la macchina fu acquistata personalmente dal padrino. Il veicolo, del quale sono stati trovati i documenti nell'ultima casa di Messina Denaro a Campobello di Mazara, era intestato alla madre di Andrea Bonafede, il geometra che ha prestato l'identità al boss.
Il boss usava un altro nome a Campobello di Mazara
Il boss mafioso Matteo Messina Denaro avrebbe utilizzato, durante la latitanza a Campobello di Mazara (Trapani), un nome di copertura diverso da quello di Andrea Bonafede, il geometra 59enne che avrebbe dato la sua identità al capomafia. È quanto emerge dalle indagini della Dda di Palermo che continua a indagare dopo la cattura del boss alla clinica La Maddalena. Durante l'interrogatorio, il suo autista, Giovanni Luppino ha detto al gip Fabio Pilato che Messina Denaro gli era stato presentato come 'Francesco'.