Un recente studio, pubblicato sugli Annals of Neurology, ha testato l'ipotesi che una dieta sana protegga contro la demenza, rallentando l'invecchiamento biologico. Il legame tra dieta e riduzione del rischio di demenza è da tempo oggetto di studio, ma il meccanismo biologico alla base di questa protezione rimaneva poco chiaro. Un recente studio pubblicato sugli Annals of Neurology da Aline Thomas, ricercatrice presso il Dipartimento di Neurologia della Columbia University e il Taub Institute for Research on Alzheimer's Disease and the Aging Brain di New York, ha testato l'ipotesi che una dieta sana protegga contro la demenza, rallentando l'invecchiamento biologico.
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Lo studio ha analizzato i dati della coorte di discendenti dello studio Framingham Heart, includendo partecipanti di età pari o superiore a 60 anni, senza demenza all'inizio dello studio e con dati disponibili sull'epigenetica dietetica e il follow-up. La dieta sana è stata valutata come aderenza a lungo termine alla dieta MIND (Mediterranean-Dash Intervention for Neurodegenerative Delay) su 4 visite dal 1991 al 2008. L'invecchiamento biologico è stato misurato dai dati sulla metilazione del DNA del sangue raccolti dal 2005 al 2008, utilizzando il DunedinPACE, una sorta di "orologio epigenetico" per misurare la velocità dell'invecchiamento. Dai risultati emerge che un punteggio MIND più alto è associato a un rallentamento del DunedinPACE e a rischi ridotti sia per la demenza sia per la mortalità generale. "I nostri risultati suggeriscono che il rallentamento del ritmo dell'invecchiamento media almeno in parte la relazione tra dieta sana e riduzione del rischio di demenza, e quindi il monitoraggio del ritmo dell'invecchiamento può fornire dati utili per la prevenzione della demenza" spiega Thomas. "Tuttavia, una parte dell'associazione dieta-demenza rimane inspiegabile; pertanto, riteniamo che sia necessario continuare a esplorare i meccanismi specifici del cervello in studi di mediazione ben progettati".