Ragusa - Una visione verticale, perché a Ragusa si cammina con il naso in su, alla ricerca del fregio barocco, del balcone, della controfacciata, del campanile.
La settima edizione delle Vie dei Tesori – dal 5 al 20 ottobre - cerca prospettive inedite per riscrivere una narrazione che attraversa Ragusa: la città superiore con le sue chiese, i passaggi che salgono, le scale di pietra; e Ibla, un miraggio di luci e di ombre, con la piazza centrale che è un salotto a cielo aperto. Sedici luoghi, ma ognuno si “smonta” per trovare al suo interno, un nuovo punto di interesse: si salirà su sei diversi campanili, e di ognuno si scopriranno le caratteristiche; ma si osserverà da vicino il soffitto della chiesa dello Spasimo salendo fino alla cantoria, e nel duomo di San Giorgio si potrà accedere alla balaustra della controfacciata.
Senza contare una confraternita “di gastronomi”.
“Il tema di quest’anno sarà la verticalità - dice il sindaco Giuseppe Cassì – si potrà salire sui campanili delle chiese del centro storico ma anche visitare luoghi poco conosciuti, vivere un’esperienza sensoriale veramente straordinaria”. Proprio nei tre weekend del festival, ci si potrà spostare facilmente nel centro storico: presentando il coupon delle Vie dei Tesori, il biglietto abituale degli autobus (Etna Trasporti) sarà valido tutto il giorno.
IL PROGRAMMA DI RAGUSA.
Sarà un’edizione “preziosa”, condensata nello splendido (e superstite) Portale di San Giorgio: osservarlo nei dettagli sarà un’immersione nella bellezza, e tramite ricerche d’archivio e un pizzico di fantasia, si tenterà un viaggio dentro un luogo che doveva essere straordinario. Dunque, si andrà per campanili, che sono tanti: si parte da quello della cattedrale di San Giovanni Battista (129 gradini, 50 metri di altezza e una vista mozzafiato, parrà di toccare la cupola vicinissima della chiesa della Badia) per passare poi a quello più alto di tutti, della chiesa dell’Ecce Homo (e scendendo non si devono dimenticare le vetrate istoriate da Duilio Cambellotti); a Santa Maria dell’Itria che fu sede dei Cavalieri di Malta, sarà difficile scegliere tra il campanile e le cripte; e nella medievale Santa Maria delle Scale (dove il campanile propone una vista “doppia” visto il luogo mozzafiato su cui sorge la chiesa) vi racconteranno, con passi dei Vangeli Apocrifi, cosa si cela dietro il bassorilievo in terracotta dell’Assunzione di Maria. Del Duomo di San Giorgio sarà invece offerta una prospettiva inedita perché si potrà accedere alla balaustra della controfacciata, per scoprire anche l’altare dedicato al santo. E ancora ecco la cappella degli Arezzo di Donnafugata nella gotica San Francesco all’Immacolata, a Ibla: la potrete osservare una volta scesi da questo ennesimo campanile, prima di salire su quello delle Santissime Anime del Purgatorio, che invece poggia su un tratto delle mura bizantine del castello di Ragusa: qui non si deve perdere l’occasione di sgusciare attraverso una stretta postierla, come se si fuggisse da un assedio nemico … Ma non dimenticate che nella Chiesa di Santa Maria dello Spasimo si salirà fino alla cantoria per osservare più da vicino il soffitto settecentesco con gli “scomparti” dipinti da Matteo Battaglia e Filippo Neri Flaccavento. San Rocco invece fa storia a sé: niente altezze, ma bellezze nascoste in questa chiesetta nata dopo la peste e dedicata a un santo che protegge dalle epidemie. Al suo interno è ben nascosta la grande e bellissima “cona” di San Rocco del XVII secolo; un retablo ispirato a quello realizzato da Antonino Gagini a fine ‘500 per l’abside di San Giorgio. Una scoperta nota finora a pochi sarà la Confraternita dei Cenacolari dell’Antica Contea, fondata nel 1983 da un gruppo di professionisti appassionati di cucina, custodi della secolare tradizione culinaria dell’ex contea di Modica: c’è una biblioteca tematica di 3mila volumi, e il Fondo Coria che saprà stupire con antiche ricette. Ritorna dopo qualche anno, carico di tutto il suo fascino retrò da “gentlemen club”, quel Circolo di Conversazione di Ibla che continua a sfidare i secoli. Due le residenze “ospiti” del festival: un “vecchio amico” come lo scenografico Palazzo Arezzo di Trifiletti dove la visita è condotta dalla stessa famiglia proprietaria che ancora oggi lo abita; e Palazzo Di Quattro, splendore neoclassico con la sua inconsueta balconata, sostenuta da 49 mensole, con sette porte-finestre: in esclusiva per Le Vie dei Tesori per la prima volta si potrà accedere a cinque sale della parte del palazzo ancora abitata dalla famiglia.
Ritorna il complesso dell’Antico Mercato dove sono state ricostruite le botteghe artigianali di una volta, il fabbro, l’emporio, u’ siddunaru, la casa del viaggiatore, la scuola: e nella putìa del vino si assaggeranno i piatti di una volta. E si visita la collezione Zipelli di carte geografiche e mappe, alla ricerca dei segreti della toponomastica della città. Due le passeggiate: una lungo il torrente San Leonardo per osservare la trota Macrostigma; e un’altra alla scoperta del giardino ottocentesco del castello di Donnafugata.