Noto - Stavolta Noto si scoprirà dal basso in alto: la capitale del Barocco, il “giardino di pietra” di Cesare Brandi, riserva sempre nuove sorprese, anche per chi la conosce già benissimo. Perché l’unico modo per capire Noto è lasciarsi andare e vagare in questa elegante e nobile città che al tramonto acquista sfumature rosa. Potere temporale e religioso: i salotti affrescati, perfettamente conservati, giocano a rimpiattino con le gelosie delle monache.
Civitas foederata e municipium, deve agli arabi la nascita del Val di Noto e all’Unesco il riconoscimento come patrimonio dell’umanità. Chiese – la famosa e scenografica scalinata scelta come set di film e matrimoni - palazzi, musei. Le Vie dei Tesori ritornano a Noto per tre weekend – da sabato 5 a domenica 20 ottobre - con un programma-gioiello e soprattutto un luogo inaspettato, il bunker antiaereo, un camminamento sotto la città nato per proteggere dai bombardamenti.
Le Vie dei Tesori da sabato prossimo a domenica 20 ottobre partiranno alla scoperta di sei città (con Noto, anche Ragusa, Scicli, Carini, Sciacca); Palermo e Catania occupano come sempre cinque weekend, tutto il mese di ottobre e fino al 3 novembre.
IL PROGRAMMA DI NOTO
Il programma delle Vie dei Tesori a Noto è stato costruito in collaborazione con il Comune ed è stato seguito sul posto da Seby Adernò, con la collaborazione dei volontari della Pro Loco di Noto, della Cooperativa Argante e di Turné Sicily. La vera sorpresa sarà la discesa nel bunker antiaereo della Seconda guerra mondiale dove sembrerà di rivivere i minuti convulsi dei bombardamenti, quando si sentivano le sirene e ci si precipitava nei rifugi: sarà visitabile e si potrà percorrere il cunicolo che dal cortile di palazzo Astuto, sotto via Cavour, raggiungerà la parte alta della città. Un progetto che ha visto la luce quattro anni fa e che apre al pubblico con una formula inedita: un corridoio sotterraneo in terra battuta lungo quasi 600 metri allestito a stanze (i diversi ricoveri) con oggetti simbolici anni ’40 (elmetti, una radio in radica come quelle usate dalle famiglie per ascoltare i bollettini di guerra), calati in un’illuminazione che ripropone quella di allora, con le lampade tremolanti appese al soffitto. Era chiuso dai primi mesi del 1945.
Altra raccomandazione di quest’anno è quella di non perdere il MuCiAn, il Museo civico archeologico di Noto ospitato nell’ex monastero del Santissimo Salvatore: dieci sale espositive, centinaia di reperti che raccontano il territorio netino dal Cretaceo alla tarda età romana e bizantina, un vero viaggio nel passato, con testimonianze anteriori al terremoto del 1693 che distrusse Noto antica che è a circa 8 chilometri dalla città attuale. Il museo è diviso in sale tematiche: Geologia e geomorfologia; Preistoria e protostoria; Eloro e Età greca; Età romana e tardo antica (reperti dalla Villa del Tellaro e dalla Cittadella di Maccari).
Tra i reperti più interessanti, non perdete l’epigrafe del Gymnasium recuperata a Noto Antica e i resti del santuario di Demetra e Kore. Apriranno poi le porte, ma in maniera inedita i due palazzi più importanti della città, costruiti dalle famiglie più note, sempre a confronto: ai principi Nicolaci di Villadorata si deve la straordinaria dimora settecentesca del Gagliardi, acquisito per metà dal Comune che scoprirà solo per il festival, quattro sale inedite che danno sul cortile interno. Era invece la residenza della potente famiglia Trigona, marchesi di Canicarao e di Dainamare, il palazzo completato da Vincenzo Sinatra e dai fratelli Paolo e Bernardo Labisi: anche in questo caso il Comune è proprietario di metà dell’immobile dove è stata realizzata la Sala Rosario Gagliardi (in memoria dell’architetto siracusano, ma netino d’adozione, a cui si devono imponenti monumenti di Noto).
Una lettura molto interessante riserva il Museo dei Mecenati del Barocco: quando il terremoto del 1693 distrusse la città, si decise di ricostruirla a distanza dall’antica. E per evitare un disegno arbitrario, si scelse di seguire solo tre misure per realizzare le decorazioni in pietra da taglio delle facciate barocche. Le famose Pietre sacre del Barocco, ossia le pietre che indicavano le misure, sono esposte in questo interessante Museo dei Mecenati del Barocco, nel convento di Sant’Antonio da Padova, con pannelli, immagini, disegni e testi che raccontano le nobili famiglie che ricostruirono la città.