Roma - Si è spento all'ospedale Fatebenefratelli nella Capitale, dove era nato il 30 settembre di 59 anni fa, l'attore Adamo Dionisi, conosciuto da tutti come il boss Manfredi Anacleti di «Suburra». A ucciderlo è stata una malattia, da poco scoperta, che nell'ultimo mese lo ha allontanato dal set.
Volto ruvido e espressione da duro (anche per questo veniva scelto da serie ambientate a bordi delle metropoli) è stato in passato capo ultrà della Lazio. Dopo un arresto per droga finì nel carcere di Rebibbia, dove intraprese la carriera da attore grazie ai progetti teatrali attivi all'interno dell'istituto penitenziario. In lui la sceneggiatura si è spesso mescolata alla vita. Empatia con i più deboli (con l'associazione Casale Caletto, all'estrema periferia est della città, si è impegnato per far arrivare acqua corrente in un campo nomadi e costruire un campo di calcio per i ragazzi) e sfuriate, e una enorme passione per il mestiere del cinema. Ciò che lo ha reso attraente per registi e autori, e popolare fra il grande pubblico.
La consacrazione è arrivata con «Suburra», ma fra i suoi ruoli importanti si segnalano tante apparizioni anche recenti, come in «Enea», di Pietro Castellitto. E ancora «Martedì e Venerdì» (2024), «Morrison» (2021), «The Shift» (2020), «Famosa» (2019), «Dogman» (extended version, 2018), «Brutti e Cattivi» (2017), «Suburra» (2015), «Good Morning Aman» (2009) e «Chi nasce tondo» (2008). In programma aveva ora due film, uno dei quali una produzione estera a cui teneva moltissimo. Adamo Dionisi lascia due figli, Christian, di 32 anni, e Alessia, di 38. I funerali si terranno nei prossimi giorni nella Capitale.