Roma - Imu, Tari, Imposte di registro, Imposte di successione e donazione, Iva, Isee. L’elenco dei tributi che schizzeranno in alto con l’aggiornamento dei valori catastali è lungo e inciderà parecchio e in vari modi sulle tasche delle famiglie. La novità, di cui ha parlato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sarà applicata agli immobili che hanno beneficiato del Superbonus e agli immobili fantasma. «Non si tratta di fare l’aggiornamento dei valori di mercato, che la Commissione Ue ci ha chiesto ripetutamente. Ma di andare a cercare le case fantasma e soprattutto di precisare, come dice una norma della precedente Legge di Bilancio, che chi fa le ristrutturazioni edilizie è obbligato ad aggiornare anche i dati catastali» ha precisato il ministro.
Di che entità sarà l’aumento? Non è possibile ricavare valori medi. I dati cambiano a seconda del singolo caso. Tuttavia si può dire che nel passaggio di una classe, si possono avere aumenti delle rendite catastali del 16-18%. Si va invece oltre il 30% nel caso di un salto più ampio. Guardando alle simulazioni, a Milano un’abitazione popolare A4 di classe intermedia con 6 vani passerebbe da una rendita di 604 euro a 712 euro con il passaggio di una classe (+18%) e a 836 euro con il passaggio di due classi.
Quanti contribuenti sono coinvolti? Secondo i dati Enea, sono quasi mezzo milione gli edifici che avevano beneficiato del Superbonus (496.315, di cui 245mila unifamiliari). Vuol dire che almeno due milioni di famiglie pagheranno imposte più salate.
Sulle case degli italiani grava un lungo elenco di tasse e imposte. Ora rischia di diventare ancora più pesante. Il primo pensiero va all’Imu, l’odiata tassa sulla casa che tuttavia pagano soltanto i proprietari di seconde abitazioni e chi ha un immobile di lusso. La base per il calcolo di questo tributo è proprio la rendita catastale che viene aumentata del 5% e poi moltiplicata per l’aliquota del Comune. Questa tassa è già parecchio salata: secondo la Uil, nel Nord Ovest il costo medio dell’Imu è di 1.027 euro, nel Nord Est è di 1.060 euro. Nelle regioni del Centro Italia, si attesta a 1.144 euro. Al contrario, nel Sud Italia e nelle Isole, i costi medi dell'Imu sono pari rispettivamente a 982 euro e 829 euro annui. Anche la Tari, l’imposta sulla raccolta dei rifiuti, crescerà. Viene calcolata sulla superficie catastale che, se dopo la riqualificazione è aumentata, farà salire l’importo del tributo.
A preoccupare molte famiglie è il possibile impatto dell’aggiornamento del catasto sull’Isee, l’Indicatore su cui viene calcolato l’importo di diverse agevolazioni tra cui l’Assegno unico per i figli a carico ma che definisce anche i costi dell’istruzione universitaria e dell’asilo. Per produrre l’Isee occorre presentare ogni anno l’Imu degli immobili e anche sulla base di questo dato viene deciso il livello dell’Isee di ciascun nucleo familiare. Con i nuovi conti da fare sulla casa, anche questa voce potrebbe cambiare e aumentando potrebbe finire per decurtare gli aiuti da incassare dallo Stato o limitare le misure di welfare di cui è possibile beneficiare. Tra l’altro con la recente riforma dell’Isee, gli immobili hanno acquisito più peso nella formula di calcolo. Non si tratta quindi di una voce marginale.
Ci sono poi le diverse tasse che si devono al Fisco nel caso di compravendita o di successione. Chi compra casa da un privato (o da un’azienda che vende in esenzione Iva) deve versare un’imposta di registro del 2% (per un importo minimo di 1.000 euro) per la prima casa, del 9% sulla seconda casa, sul valore catastale dell’immobile. Nei trasferimenti di immobili per donazione o successione sono dovute le imposte indirette, in particolare l’imposta di successione e di donazione, che varia a seconda del rapporto di parentela o di coniugio tra il disponente e i beneficiari: dal 4% applicato per parenti in linea diretta o coniugi per il valore che eccede 1 milione di euro, fino all’8% senza franchigia per tutti gli altri soggetti. Andrà inoltre pagata l’imposta ipotecaria pari al 2% del valore dell’immobile e l’imposta catastale pari all’1% del valore dell’immobile.
Il ministro, come segnala Confedilizia, ha parlato di «valori catastali rivisti per gli immobili che hanno conseguito un miglioramento strutturale in tutto o in parte a seguito di interventi di riqualificazione finanziati in tutto o in parte da fondi pubblici». Quanto affermato dal ministro fa pensare alla possibilità che a dover rivedere i valori catastali possano essere anche gli immobili riqualificati con gli altri bonus, come l’ecobonus e il sismabonus, e per i quali comunque al termine dei lavori andavano aggiornati i dati al catasto. In questa ipotesi, il numero di famiglie chiamate alla cassa salirebbe notevolmente. Non è però possibile ricavare con precisione il loro numero. Le statistiche ufficiali Enea fanno riferimento agli edifici e non al numero di unità immobiliari e ricomprendono i condomini che in genere comprendono un numero di abitazioni da due in su.