Ridurre il rischio di sviluppare l'Alzheimer (ma anche le altre forme di demenza senile) con il vaccino contro l'herpes zoster. Sono queste le conclusioni a cui è giunto lo studio pubblicato il 2 aprile sulla rivista Nature. Dalla ricerca si evince che alcune infezioni virali possono avere effetti sulle funzioni cerebrali anche anni dopo. E prevenirle può aiutare a scongiurare il declino cognitivo.
Il 20 per cento in meno di probabilità di sviluppare demenza nei sette anni successivi rispetto a coloro che non erano stati vaccinati. Questo il risultato della ricerca. «Se si riduce il rischio di demenza del 20 percento è piuttosto importante in un contesto di salute pubblica, dato che al momento non abbiamo molto altro che rallenti l'insorgenza della demenza», ha affermato il dott. Paul Harrison, professore di psichiatria presso l'Università di Oxford, come riporta The Straits Times.
Il dottore non è stato coinvolto nel nuovo studio. Ma ha svolto altre ricerche che indicano che i vaccini contro l'herpes zoster riducono il rischio di demenza. Negli Stati Uniti circa una persona su tre sviluppa almeno un caso di herpes zoster nel corso della propria vita. Queste le stime dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC). Negli ultimi anni circa un terzo degli adulti idonei ha ricevuto il vaccino. La causa dell'herpes zoster? I casi trovano la loro origine dal virus che causa la varicella (solitamente rimane dormiente nelle cellule nervose per decenni). Con l'avanzare dell'età, e l'indebolimento del sistema immunitario, il virus può riattivarsi e causare l'herpes zoster. Sintomi? Bruciore, formicolio, vesciche dolorose e intorpidimento. Ma è il dolore ai nervi che può diventare cronico e invalidante.
Lo studio nasce da un episodio insolito relativo alla distribuzione del vaccino contro l'herpes zoster in Galles. A settembre 2013 i funzionari del posto stabiliscono un requisito di età rigoroso. Le persone che avevano fino a 79 anni erano idonee al vaccino, mentre quelle di 80 anni (o più) non lo erano. Un limite imposto per due motivi: a causa della disponibilità limitata e perché il vaccino era considerato meno efficace per le persone con più di 80 anni. Da qui la sperimentazione. I ricercatori hanno monitorato le cartelle cliniche di circa 280.000 persone di età compresa tra 71 e 88 anni, senza demenza al momento dell'avvio del progetto. Nell'arco di sette anni, quasi la metà dei soggetti idonei al vaccino lo ha ricevuto, mentre solo una piccola parte del gruppo non idoneo è stata vaccinata, il che fornisce una netta distinzione tra prima e dopo. Lo studio ha coinvolto una versione precedente del vaccino contro l'herpes zoster, lo Zostavax, che contiene una versione modificata del virus vivo. Da allora è stato ritirato dal mercato negli Stati Uniti e in altri Paesi perché la sua protezione contro l'herpes zoster diminuisce con il tempo. La ricerca dimostra che il nuovo vaccino, Shingrix, che contiene una parte inattivata del virus, è più efficace e duraturo. Uno studio del 2024 condotto dal dott. Harrison e dai colleghi ha suggerito che Shingrix potrebbe avere una maggiore protezione contro la demenza rispetto al vaccino precedente. Sulla base di un altro “esperimento naturale” – il passaggio negli Stati Uniti nel 2017 da Zostavax a Shingrix – è stato scoperto che nell’arco di sei anni, le persone che avevano ricevuto il nuovo vaccino avevano avuto meno diagnosi di demenza rispetto a quelle che avevano ricevuto il vecchio. Tra le persone a cui è stata diagnosticata la demenza, quelle che hanno ricevuto il nuovo vaccino hanno avuto circa sei mesi in più prima di sviluppare la malattia rispetto a chi aveva ricevuto il vecchio vaccino.
Una possibilità è che, prevenendo l'herpes zoster, i vaccini riducano la neuroinfiammazione causata dalla riattivazione del virus, ha affermato il dott. Geldsetzer. "L'infiammazione è un fattore negativo per molte malattie croniche, tra cui la demenza", ha affermato. Quindi "ridurre queste riattivazioni e l'infiammazione che ne consegue può avere effetti benefici sulla demenza". Un'altra possibilità è che i vaccini stimolino il sistema immunitario in modo più ampio.
Secondo il dott. Geldsetzer, lo studio ha scoperto che le donne, che hanno un sistema immunitario più reattivo e una maggiore risposta anticorpale alle vaccinazioni rispetto agli uomini, sono maggiormente protette contro la demenza. Il vaccino ha avuto anche un maggiore effetto protettivo contro la demenza tra le persone affette da malattie autoimmuni e allergie. Alcuni studi hanno dimostrato che altri vaccini, compresi quelli contro l'influenza, creano un effetto neuroprotettivo generalizzato. Ma poiché il virus dell'herpes zoster si nasconde nei nervi è logico che il vaccino sia particolarmente protettivo contro il deterioramento cognitivo. Lo studio non ha fatto distinzioni tra i tipi di demenza, ma altre ricerche suggeriscono che "l'effetto del vaccino contro l'herpes zoster per la malattia di Alzheimer è molto più pronunciato rispetto ad altre forme di demenza", ha affermato la dottoressa Svetlana Ukraintseva, biologa della Duke University e coautrice di un recente studio sull'Alzheimer e altre forme di demenza e sui vaccini.