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Appello social di Benedetta, 18 anni, adottata: Cerco la mia mamma naturale. Mi serve un abbraccio

La ragazza ora vive nelle Marche. «Non voglio sapere perché non mi ha tenuto con sé, non mi importa, ma ho bisogno di colmare un vuoto»

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/15-11-2024/appello-social-di-benedetta-18-anni-adottata-cerco-la-mia-mamma-naturale-mi-serve-un-abbraccio-500.jpg Appello social di Benedetta, 18 anni, adottata: Cerco la mia mamma naturale. Mi serve un abbraccio


Sondrio - «Scrivo questo annuncio sperando che arrivi a mia madre. Sono nata il 23 giugno 2006 all’ospedale di Sondrio, nel pomeriggio, alle 15.20. Spero di riabbracciarti presto, se vedi questo post contattami in privato se ti va». Il messaggio sulle pagine social, centinaia di condivisioni. Nessuna risposta. Per ora. Benedetta Coviello, 18 anni compiuti da pochi mesi, non si arrende. Decisa a conoscere la mamma biologica. Una ricerca iniziata quando aveva solo 15 anni, portata avanti con determinazione ancora più grande ora che è maggiorenne. La sua storia ha commosso la rete.

Pioggia di commenti, ma la telefonata a lungo attesa non è ancora arrivata. Studentessa all’ultimo anno di liceo, frangetta, caschetto bruno, parlantina veloce, la determinazione più forte della commozione. «Vivo nelle Marche — racconta —. Adoro la mia famiglia, ho genitori fantastici e non potrò mai ringraziarli abbastanza per quanto fanno per me. Conoscono il mio desiderio di incontrare la donna che mi ha messo al mondo e lo appoggiano, anche se al momento preferiscono restare in disparte».

La sua mamma ha partorito all’ospedale di Sondrio nell’estate del 2006 chiedendo di restare anonima, Benedetta è stata adottata dopo poche settimane, i primi mesi di vita in Lombardia, poi il trasferimento in provincia di Pesaro e Urbino. In Valtellina è tornata un paio di volte, in vacanza, quando era piccola. Ma il filo sottile che la lega a questo territorio non si è mai spezzato. «Non ho nulla da rivendicare — prosegue —, nessuna domanda scomoda da porle. Non voglio sapere perché non mi ha tenuto con sé, non mi importa. Dalle poche informazioni che sono riuscita a raccogliere era molto giovane, e nonostante le difficoltà che posso solo immaginare, ha deciso comunque di portare avanti la gravidanza, di farmi il dono più grande che potesse: la vita. Ora però ho bisogno di colmare un vuoto, scoprire le mie radici, ricostruire quella parte di me che manca. Mi serve un volto, un abbraccio, un punto di partenza per riannodare i fili della mia esistenza. Lo stesso appello è rivolto anche al mio papà biologico. Vorrei conoscere anche lui naturalmente».

In Italia la legge prevede che chi è stato adottato possa depositare una istanza presso il tribunale dei minorenni per chiedere di accedere alle informazioni sulle proprie origini. A partire dai 25 anni di età, o prima, diventati maggiorenni, solo in caso di comprovati motivi di salute. Se il genitore però, una volta interpellato dal giudice, decide di mantenere l’anonimato, non è possibile svelarne l’identità. «Non credo sia giusto chiedermi di aspettare ancora — sottolinea Benedetta —. La mia famiglia è sempre stata trasparente con me, non mi ha mai nascosto nulla, fin da piccola sapevo che avevo due mamme e due papà. Lo considero un motivo di orgoglio. Sono cresciuta con il desiderio di ritrovare le mie origini, ci ho provato una prima volta nel 2021, ma forse non ero ancora pronta. Ora lo sono. E sono certa, non so perché, che i miei messaggi affidati, come una bottiglia all’immenso mare dei social, in qualche modo siano arrivati a destinazione. Io credo che mia mamma li abbia letti, ma forse ha solo paura». L’ultimo appello tratteggia il profilo di una giovane schiva, ma decisa. Pronta a svelarsi pur di raggiungere il suo obiettivo.

«Studio, non ho molto tempo libero, ho praticato molti sport, mi piace viaggiare. Ho una vita ordinaria e felice. Mamma — adesso parlo a te — anche io a volte ho paura, ma so che solo abbracciandoci il vuoto passerà, insieme ai timori, alle incertezze. Io sono qui. Ti aspetto».


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