Ustica - Dopo tre tentativi andati a vuoto, l'operazione recupero è finalmente riuscita. Due anfore romane, che fanno parte del cospicuo carico contenuto nel relitto romano del tipo Dressel 1, sono state riportate in superficie dalla missione guidata dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana dopo tre tentativi andati a vuoto a causa delle avverse condizioni meteo-marine e delle forti correnti.
La nave romana diventerà un museo sott’acqua a Ustica. E’ l’obiettivo della Soprintendenza del mare impegnata nello studio del relitto rinvenuto nei fondali dell’isola insieme ad alcune delle anfore che trasportava e che datano la nave in età romana e testimoniano i rapporti commerciali nel Mediterraneo. La scoperta, casuale, avvenne nel 2019 quando venne individuato un cumulo di anfore a 80 metri di profondità dalla costa e, poco distante, un relitto di una nave che diverrà un museo e un itinerario archeologico.
A duecento metri dalla costa, a 80 metri di profondità, gli esperti della soprintendenza - oggi guidata da Valeria Livigni moglie di Sebastiano Tusa, l’archeologo che fondò l’ente e diede vita a tutte le sue attività – hanno avviato la documentazione e il rilievo 3D del relitto profondo di Ustica con il sostegno dell’assessorato regionale ai Beni culturali che ha finanziato i lavori dopo una serie di studi.
Il relitto venne individuato nel giugno 2019 in occasione del posizionamento, nell’itinerario della Falconiera, del Cuore di Sebastiano, un’opera realizzata dallo scultore Rizzo, per ricordare la passione che Sebastiano Tusa ha sempre dedicato al suo mare. In quell’occasione l’altofondalista Riccardo Cingillo, in ricognizione con un batiscafo, individuò il relitto ed è oggi lui a guidare gli altofondalisti sicilani nella campagna di indagini strumentali e visive, avviate dopo l’analisi propedeutica del materiale video, finanziate dall’assessorato.
Nei giorni scorsi, è stata realizzata la documentazione videofotografica a 360 gradi, i rilievi in 3D del relitto e sono stati installati idrofoni subacquei in collaborazione con il Cnr di Capo Granitola: tutte le operazioni sono state coordinate dal soprintendente del Mare e dal nucleo subacqueo della Soprintendenza del mare.
“Con quest'attività – evidenzia la Soprintendente del Mare, Valeria Li Vigni - si conclude un'operazione iniziata nel 2019 con la casuale individuazione di un cumulo di anfore nel mare di Ustica a una profondità stimata in 70 metri e proseguita con l'organizzazione di una missione che, appena due giorni fa ha effettuato le immersioni per effettuare i rilievi in 3D e le necessarie diagnosi. La nave sommersa, una volta circoscritta e individuata con esattezza ad una profondità di 80 metri, verrà musealizzata sul posto per far parte di uno degli itinerari archeologici sommersi”.