Roma - Due nuove trombosi gravi post Astrazeneca in Italia, in Liguria, e un nuovo rompicapo per il vaccino inglese: da “raccomandato” per gli over 60 (senza che nulla impedisca la somministrazione a più giovani) potrebbe presto passare a “vietato” almeno sotto i 50. Il sottosegretario Pierpaolo Sileri propone di far scendere anche fino a 30 o 40 anni l’età in cui il rapporto rischio-benefici pende dalla parte dei secondi. Pure il prof. Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto farmacologico Mario Negri è per fissare l'asticella a 40. Aifa, Cts e ministero della Salute sono in riunione in queste ore: la decisione è attesa a breve.
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Altri casi sono spuntati fuori in questi giorni nel mondo: la quasi totalità delle rarissime trombosi associate a carenza di piastrine, culminate anche con la morte per emorragia cerebrale, finora hanno colpito persone giovani, soprattutto donne. L’ultimo decesso, di una 52enne, è avvenuto in Australia. Scienziati e associazioni chiedono di fermare gli Open Day, in cui Astrazeneca viene offerto a tutti indiscriminatamente, dai 18 anni in su’. La 18enne ricoverata con emorragia cerebrale, al San Martino di Genova, era stata vaccinata proprio in uno di questi appuntamenti collettivi. Anche una 34enne di Savona è in rianimazione, colpita da trombosi dopo l’iniezione.
Le Regioni procedono al solito in ordine sparso. Alcune Asl italiane hanno revocato le “porte aperte”, in attesa di indicazioni ufficiali del governo centrale; altre non l’hanno mai inoculato sotto i 60 anni. Non così la Sicilia, che ha già offerto i due vaccini a vettore virale (l’altro è Johnson&Johnson) a tutti i maggiorenni. Il nodo apre anche un’altra questione: gli under 60 che hanno già ricevuto la prima dose devono avere anche la seconda del siero “proletario” o è meglio passare a uno a Rna messaggero (Pfizer o Moderna) che al momento non presentano controindicazioni? Anche questa domanda necessita subito di una risposta.