Ragusa - “Il centro della Sicilia è la pattumiera di una Italia che pensa soltanto alle città metropolitane e alle zone costiere”. Il grido d’allarme del geologo Angelo La Rosa, raccolto da Tpi, è solo l’ultimo di una serie registrati da amministratori e abitanti delle zone interne dell’isola, dove la Sogin - società statale incaricata già dal governo Conte di capire dove are le scorie radioattive nazionali - ha preselezionato 4 siti siciliani.
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Tutti i comuni individuati a inizio 2021, e quelli limitrofi, hanno già detto no. Sull’Isola la scelta appare oggettivamente sconsiderata, alla luce delle difficoltà nello smaltimento dei rifiuti urbani; degli oltre mille siti contaminati ancora in corso di bonifica; e delle 4 macro aree dove, a causa dell’inquinamento, aumentano i tumori nella popolazione. Una di queste insiste nello stesso territorio, nel centro della regione, che dovrebbe ospitare pure delle discariche nucleari.
Il caso emblematico è Butera, nella Piana di Gela, a pochi chilometri dal polo petrolchimico sotto processo per aver fatto della cittadina nissena quella con più malformazioni in Europa. Il sindaco Filippo Balbo è un pediatra, che ne ha viste centinaia nei bambini in anni di lavoro: "Mentre noi pensiamo al turismo, c'è chi pensa a provocare ancora danni - dice -. Nel luogo selezionato oggi ci sono alcune delle migliori cantine della Sicilia e d’Italia: si coltiva uva di qualità, pesche, olive. Chi ha fatto questa scelta sicuramente non è mai stato qui".
Il progetto andrebbe a colpire anche Riesi e Licata, in provincia di Agrigento. Non basta. C’è la multa appena confermata dall’Ue all’Italia per l’ecodisastro del fiume Gela e ancora un impianto fotovoltaico da realizzare su un terreno di 100 ettari, là dove dovrebbe sorgere il parco degli Iblei, patrimonio Unesco: 40 milioni di privati per 75 cabine e 10 chilometri di cavidotti.