Comiso - “Sono in tanti, in questi giorni, a chiedere che Comiso entri in zona rossa – dichiara la sindaca di Comiso Maria Rita Schembari-. Ma nei fatti, non ci sono né i numeri, né i presupposti proprio in virtù dei DPCM emanati dal Governo centrale. Su questo è giusto fare chiarezza. Il decreto prevede che si entri automaticamente in zona rossa, se si registrano 250 nuovi positivi, in sette giorni, su 100.000 residenti. Quindi, facendo la proporzione, in una città come Comiso che conta 30.000 abitanti, dovrebbero esserci 75 nuovi casi di positività in una settimana. Il picco registrato dal 13 aprile ad oggi – continua il primo cittadino – non ha superato i 30 nuovi casi. Il chiarimento però, non va fatto solo su questo aspetto – ancora la sindaca- ma anche su chi ha, eventualmente, l’autorità e la competenza per dichiarare una zona rossa. Questa scatta in automatico secondo i numeri di cui sopra e secondo i parametri stabiliti dal governo, e non certo perché lo vuole un sindaco.
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Ma oggi ha un senso chiedere di essere dichiarati zona rossa quando il Governo, affidando tutto alla responsabilità di ogni singolo cittadino, ha deciso di riaprire la maggior parte di attività e autorizzando le lezioni in presenza, anche in zona rossa, per le scuole elementari e medie? Cosa cambierebbe tra zona arancione e zona rossa, se non la reiterazione della chiusura di pochissimi esercizi commerciali che continuerebbero ad agonizzare? Ci tengo particolarmente – puntualizza Maria Rita Schembari – a rimarcare con forza il concetto che il Governo centrale dal 26 aprile tenterà di farci tornare ad una semi normalità, confidando esclusivamente sul senso di responsabilità di ognuno di noi. Dei ristoratori, delle famiglie che hanno i figli a scuola e di tutti coloro che per motivi vari, stanno a contatto con altri. A noi sindaci è affidato il compito di intervenire laddove si riscontrino assembramenti e dove non vengano rispettati distanziamento e uso della mascherina. Fermo restando però – aggiunge il sindaco- che non c’è un numero congruo di forze dell’ordine, che possa letteralmente presidiare e tenere sotto costante controllo tutto e tutti.
In ultimo – conclude il sindaco – anche per le scuole è giusto ribadire che le stesse, di competenza comunale in questo caso, vengono chiuse solo se le ASP valutano che sia una misura necessaria, tenendo in considerazione che c’è uno scambio continuo e costante sui numeri, sull’andamento della pandemia e sugli aggiornamenti precisi e puntuali dei positivi e dei ricoveri. Quindi, non lasciamoci terrorizzare dai semplici numeri, benchè non è affatto il momento di abbassare la guardia, né da chi con i numeri vorrebbe destreggiarsi per creare, ad arte, paura e divisioni sociali. Comiso non lo merita”.