Si chiamano Paxlovid, molnupiravir, remdesivir. La loro funzione però è molto semplice: combattere il Covid (e forse le sue varianti) nelle prime fasi dell’infezione. Tutti e tre sono farmaci antivirali.
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I primi due hanno una peculiarità in più, rispetto a remdesivir, altro antivirale prodotto da Gilead: remdesivir si somministra per via endovenosa. Paxlovid (Pfizer) e molnupiravir (Merck) sono pillole e quindi si possono prendere per bocca. La distribuzione alle Regioni e alle Province autonome delle prime 11.200 dosi del paxlovid, la pillola anti Covid di Pfizer, è cominciata oggi.
Il contratto tra la struttura del Commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo e la multinazionale farmaceutica americana, d’intesa con il Ministero della Salute, prevede la fornitura di complessivi 600 mila trattamenti nel corso del 2022,che verranno progressivamente distribuiti alle strutture sanitarie regionali, non appena disponibili, secondo le indicazioni del Ministero della Salute e dell’Aifa.
Le prime 11.899 dosi del molnupiravir, invece, sono state consegnate alle Regioni il 4 gennaio scorso. Secondo l’ultimo Report di Aifa «Monitoraggio antivirali per Covid-19» (26-27 gennaio 2022, qui il documento) sono 80.717, i pazienti ospedalizzati trattati con remdesivir (1.439 non ospedalizzati) e 2.662 quelli curati con molnupiravir (non ospedalizzati).
Paxlovid, la pillola di Pfizer
Paxlovid, la pillola di Pfizer contro il Covid, ha ricevuto il via libera dell’Ema il 22 gennaio scorso. E il 28 gennaio da Aifa. Secondo Stella Kyriakides, la commissaria Ue alla Salute, il farmaco «ha il potenziale per fare davvero la differenza per le persone ad alto rischio di progressione verso il Covid grave».
Paxlovid è raccomandato per la terapia di Covid-19 negli adulti che non richiedono ossigeno supplementare e presentano un aumentato rischio di malattia grave. Paxlovid previene la patologia, ovvero l’aggravarsi dei sintomi. Il farmaco non impedisce al virus di entrare nelle cellule, ma blocca la sua replicazione.
Nello specifico, Paxlovid consta di due principi attivi (PF-07321332 e ritonavir) contenuti in due compresse diverse, che devono essere assunte insieme, due volte al giorno. Il primo principio attivo agisce riducendo la capacità del Sars-CoV-2 di replicarsi. Il secondo, invece, serve a prolungare l’azione del primo, così da consentirgli di rimanere più a lungo nell’organismo.
Affinché sia efficace, Paxlovid deve essere somministrato il prima possibile e comunque entro 5 giorni dall’inizio dei sintomi. I risultati di uno studio su 2.246 pazienti ad alto rischio pubblicati da Pfizer mostrano un’efficacia dell’89% nel prevenire il ricovero in ospedale e la morte.
Remdesivir, il farmaco di Gilead
Remdesivir è indicato nel «trattamento del Covid-19 negli adulti non ospedalizzati e non in ossigeno-terapia con insorgenza di sintomi da non oltre 7 giorni e in presenza di condizioni cliniche predisponenti che rappresentino dei fattori di rischio per lo sviluppo di Covid-19 grave (qui la scheda Aifa).
Per remdesivir è stata autorizzata da Ema un’estensione di indicazione relativa al trattamento dei soggetti non in ossigeno-terapia ad alto rischio di Covid-19 grave e il farmaco può essere utilizzato fino a 7 giorni dall’insorgenza dei sintomi (Qui la nota Aifa).
La durata del trattamento, che consiste in una somministrazione endovenosa, è di 3 giorni.
Molnupiravir, la pillola di Merck
Molnupiravir di Merck & Co è autorizzato per il «trattamento dei pazienti Covid-19 non ricoverati con recente insorgenza di malattia da lieve a moderata e con condizioni cliniche sottostanti che possono rappresentare fattori di rischio specifici per lo sviluppo di Covid-19 grave». Molnupiravir è un antivirale orale che deve essere assunto in caso di positività al Covid entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi. Il trattamento dura 5 giorni e consiste in 4 capsule (800 mg totali) da prendersi due volte al giorno.
Il suo utilizzo non è raccomandato in gravidanza e l’allattamento al seno «deve essere interrotto durante il trattamento e per 4 giorni dopo il trattamento». Previene le ospedalizzazioni.
Chi li distribuisce? E a quale costo?
La distribuzione viene fatta dalla Struttura Commissariale alle Regioni e per la sua prescrizione è previsto l’utilizzo di un Registro di monitoraggio che sarà presto accessibile online sul sito della stessa Aifa.
Come ha spiegato al Corriere Filippo Drago, esperto della Società Italiana di Farmacologia (SIF) (qui l’rticolo) «l’accesso al molnupiravir segue lo stesso flusso degli anticorpi monoclonali. I pazienti vengono selezionati dai medici di medicina generale o dagli ospedali. Le Regioni decidono come distribuirlo: presumibilmente all’inizio il farmaco sarà presente nelle farmacie ospedaliere, in seguito nelle farmacie autorizzate.
Al paziente non dovrebbe costare nulla. Ci potranno essere alcune Regioni che richiederanno accertamenti preliminari (come tampone ed eventuale dimostrazione di fragilità)».
Gli antivirali non sostituiscono il vaccino
Per persone considerate a rischio, i farmaci antivirali (Qui si spiega come agiscono) possono offrire un’arma in più.
Non sono alternativi alla vaccinazione, però: non solo per la loro bassa efficacia, ma anche perché ha una durata d’azione limitata: la concentrazione dei principi attivi si abbassa e, dopo un paio di giorni, il medicinale sarà scomparso dall’organismo. Il vaccino, invece, agisce sul sistema immunitario, che, dopo essere stato istruito, è in grado di combattere per mesi contro il virus. In caso si faccia parte di alcune categorie di persone che non rispondono bene all’immunizzazione e che quindi, sebbene in maniera inferiore rispetto ai non vaccinati, possono correre il rischio di aggravarsi con il Covid, gli antivirali possono risultare molto utili.
Il costo
Pfizer si è detta preparata a mettere a disposizione, entro la fine del 2022, fino a 120 milioni di cicli di trattamento.
L’azienda ha ribadito il suo impegno per garantire un accesso equo alla terapia: per questo in fase pandemica paxlovid verrà offerto secondo tariffe differenziate in base al reddito dei diversi Paesi. Inoltre, Pfizer, come Merck, ha già stipulato accordi di licenza non esclusivi con produttori di farmaci generici, così da garantire la disponibilità dell’antivirale in Paesi a basso e medio reddito a prezzi calmierati.
Il costo di ciascun ciclo dovrebbe essere in linea con quello del farmaco di Merck, molnupiravir, che sul mercato Usa costa 700 dollari. In Italia, tale costo è coperto dal sistema sanitario nazionale. Per Remdesivir, Gilead ha fissato un costo di 390 dollari a fiala e 2.340 dollari per un ciclo di cinque giorni.