Ragusa – La Sicilia non primeggia in Italia solo per i positivi e le ospedalizzazioni che ne hanno decretato il giallo, ma anche per i decessi, diretta conseguenza degli altri due indici: meno vaccini si fanno, più il Covid circola. Nella settimana appena trascorsa, il tasso di mortalità sull’Isola è stato di 26 casi per milione di abitanti contro la media nazionale di 6: il virus, cioè, uccide quattro volte di più rispetto alle altre regioni. Dall'inizio dell'anno solo a Palermo, secondo i calcoli dell’ufficio statistica del Comune, ci sono stati quasi 500 morti in più della media degli ultimi 5 anni: 763 contro 684, +12% in 8 mesi, con picchi del +40% a marzo.
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Tre i fattori ritenuti responsabili della strage dagli esperti: la variante Delta, finora la più infettiva e pericolosa delle mutazioni; la bassa copertura vaccinale; l’alto numero di popolazione anziana residente, con patologie pregresse contro i cui i sieri sono ovviamente inattivi. Attenzione però, perché l’età media dei positivi sta calando e sono numerosi anche i giovani e le persone di mezza età a finire in corsia. Se ci aggiungiamo la riapertura delle scuole a metà settembre, l’epidemia siciliana potrebbe vedere arancione proprio al primo squillo di campanella. Anche tra i ragazzi fra 12 e 19 anni, infatti, la Sicilia è indietro: metà non ha ancora ricevuto una dose.
La zona gialla è unanimemente considerata troppo soft: lo dimostrano i tanti che ancora oggi, nel primo giorno nella nuova fascia di rischio, hanno continuato ad andarsene in giro senza mascherina. Li abbiamo visti tutti, passeggiare accanto a chi invece - perfino deriso come eccessivamente prudente - non se l’è mai tolta. Non ci sono coprifuoco né chiusure di attività, né limitazioni a spostamenti o regole diverse rispetto alla zona bianca - almeno per chi fa rispettare il green pass - per teatri, cinema, concerti, musei, stadi, palestre, terme, parchi, sale gioco. Nelle discoteche, come in zona bianca, sono autorizzati i servizi di bar e ristorante: è solo vietato è ballare in pista, al chiuso. Come si fa, con misure tanto blande, a invertire la rotta dell’epidemia?