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Covid, perché in Italia si muore più che in ogni altro posto al mondo?

Solo Messico e Iran peggio di noi nel rapporto tra decessi e malati: il colabrodo della Sanità pubblica

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 L’Italia ha un tasso di letalità attualmente del 3,5%, secondo al mondo solo a Messico (9,3%) ed Iran (4,8%) e a pari merito con la Gran Bretagna. Gli Stati Uniti sono il paese con più morti al mondo: oltre 283mila persone decedute con un tasso di letalità però dell’1,9%. Perfino il Brasile di Bolzonaro (2,7%) sta messo meglio di noi nel rapporto positivi-decessi. Se oggi  siamo tornati a quasi 900 morti giornalieri, è evidente che nella prima ondata venivano registrati pochissimi casi rispetto a quelli reali, sia tra i contagi che tra i decessi. Com’è possibile che un Paese simile a noi per demografia, clima, persino fragilità strutturali e politiche come la Spagna abbia 12mila decessi in meno e una letalità più bassa?

Se nella prima ondata la spiegazione era che il nostro Paese era stato travolto per primo dalla pandemia consentendo alle altre nazioni di prepararsi in anticipo, ora avremmo dovuto essere noi avvantaggiati, visto che siamo stati gli ultimi ad essere travolti dalla seconda ondata. La questione "sociale", il ruolo degli anziani nel welfare domestico e l'abitudine alle interazioni ha sicuramente un peso rispetto ai paesi del Nord Europa, ma non in riferimento alle nazioni "cugine" del Mediterraneo, dove la letalità è inferiore anche di molto. L’aspetto demografico, che ci vede come il Paese più anziano d'Europa, non basta a spiegare il gap con Paesi quasi altrettanto anziani del nostro.Diciamo subito che la domanda, scientificamente, non ha una risposta, perchè il problema non è nel virus ma nelle politiche sanitarie dei governi d'ogni colore che si sono susseguiti negli ultimi 30 anni. E' per questo che il Coronavirus uccide di piu' da noi, non perchè si sia incaponito contro il Belpaese

L’Istituto Superiore di Sanità scrive: “Nel riportare i decessi Covid-19 sul Sistema di sorveglianza, l’ISS suggerisce di seguire le indicazioni di Ecdc e Oms per identificare i decessi associati. Queste indicazioni sono state riprese in un Rapporto sulla definizione, certificazione e classificazione delle cause di morte per Covid che contiene le indicazioni per la definizione di un decesso come dovuto a Covid e per compilazione dei certificati di morte”. I criteri includono il “decesso occorso in un paziente definibile come caso confermato microbiologicamente (tampone molecolare); la presenza di un quadro clinico e strumentale suggestivo del virus, l’assenza di una chiara causa di morte diversa dal Covid e l’assenza di periodo di recupero clinico completo tra la malattia e il decesso”.

Nonostante questo monitoraggio però sappiamo che i decessi sono sottostimati visto che è acclarato il dato secondo cui, nei primi nove mesi del 2020, in Italia c’è stato un eccesso di mortalità di oltre 43mila persone rispetto al numero dei decessi degli ultimi cinque anni. La risposta, parziale, alla domanda iniziale – perché da noi si muore di più - è dunque nella sottostima dei casi reali e nelle scelte scellerate delle amministrazioni, che hanno tagliato posti e personale in ospedali, cliniche e ambulatori. E’ chiaro che dietro al dramma numerico non c’è una maggiore virulenza dell’infezione nel territorio italiano, ma i ritardi nelle decisioni, a livello centrale e locale, e il disastro accumulato nella medicina di base in decenni di mancati finanziamenti al sistema sanitario nazionale. E questo non è affare della medicina, ma della politica.


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