Ragusa – La settimana non poteva cominciare peggio: l’incidenza sale 7,8%, quasi due punti percentuale oltre la media nazionale. Lunedì la Sicilia è seconda per numero di contagi giornalieri dietro solo la Campania e davanti la Lombardia. Impressionante il divario tra i 1.123 nuovi casi registrati sull’Isola con i 156 della Calabria o i 47 della Basilicata. Il governatore Nello Musumeci nega l’evidenza: "Non ho la presunzione di parlare di Modello Sicilia ma certamente stiamo dimostrando, come già avvenuto in passato, di sapere fare la nostra parte". "Certamente - aggiunge -, guardiamo tutti alla speranza che gli operatori economici ricevano i famosi sostegni ristori di cui in Sicilia più che altrove c'è bisogno per la fragilità del tessuto imprenditoriale e per i pericoli che corrono gli imprenditori, con il risveglio dell'usura". Il sottotesto è che si naviga a vista e se le curve proseguiranno a peggiorare i lavoratori non potranno prendersela con lui per il prolungamento delle chiusure, ma solo andare a battere cassa a Roma. Già, i “famosi” ristori: quelli di Draghi vanno ancora più a rilento di quelli Conte e il nuovo governo, puntando a riaprire gradualmente dal 26 aprile, mira contemporaneamente a pagarne il meno possibile visto che in cassa c’è rimasto poco e per vedere i primi soldi europei del Recovery Fund ci vorrà ancora chissà quanto.
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Il passo preliminare sarebbe, intanto, riportare in arancione le oltre 120 red zone sparse sull’Isola, per molte delle quali già è stabilito che il rosso proseguirà dopo il 25 aprile. Quasi un terzo dei 391 comuni siciliani. Altri 2 mini lockdown entreranno in vigore domani – a Montallegro nell’agrigentino, e Longi nel messinese – almeno fino al 30. Nel ragusano c’è rimasta solo Santa Croce Camerina, fino a giovedì prossimo. L'incidenza del virus a Palermo è ancora superiore ai 250 contagi ogni 100mila abitanti (contro i 192 di media regionale) e il "rosso", in scadenza il 22, sarà probabilmente prorogato mentre dovrebbe cessare negli 82 piccoli comuni della provincia. La Sicilia continua a risentire dei numeri del capoluogo ma è difficile pensare a uno scenario in cui si continuerà a sacrificarlo, tenendolo in rosso col giallo tutto intorno. Campanelli d'allarme arrivano, del resto, anche da Catania e Caltanissetta. Nella scorsa cabina di regia del ministero della Salute, l’Rt siciliano risultava a 1,03 (il giallo scatta sotto 1) e classificazione complessiva di rischio definita “moderata ma ad altra probabilità di progressione”: mettendoci pure i pochi vaccini inoculati rispetto alle altre regioni, il ritorno in zona gialla dal 26 aprile appare decisamente prematuro.