Ragusa - La Pasqua in rosso nazionale segna un traguardo verso cui si stanno naturalmente muovendo sempre più regioni. In attesa della Pasqua in lockdown in tutta Italia, sembra destinato a crescere il numero delle regioni in zona rossa. Da lunedì 29 marzo anche la Toscana rischia di aggiungersi alla metà del Paese rosso dipinta: Lombardia, Piemonte, Friuli, Trentino, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Puglia e Campania. Per loro ormai non se ne parla di cambiare area prima di lunedì 12 aprile, visto che prima della riclassificazione resta obbligatoria la permanenza per 14 giorni in un livello inferiore a quello che ha determinato le restrizioni. Ma pure Val d’Aosta e Calabria sono a un passo dal baratro dei 250 nuovi casi settimanali per 100mila abitanti: la soglia che, insieme all’indice Rt e all’affollamento delle terapie intensive, decide gran parte del colore di riferimento. Tutto dipenderà, come al solito, dalla consueta cabina di regia ministeriale che si terrà venerdì a Roma, che terrà conto dei dati raccolti fino al bollettino di oggi pomeriggio.
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Fa eccezione il Lazio, che dopo due settimane nella massima fascia di rischio ora viaggia verso il salto in arancione. Una zona che sarà certamente riconfermata per la Sicilia, nonostante la “varicella” di red zone locali che continuano a esplodere sul territorio: è la spia di un andamento a macchia di leopardo del contagio sull’Isola, che tuttavia riesce a tenere la media regionale in ordine, nonostante i piccoli focolai sparsi e il peso che la provincia di Palermo da sola fa sentire sul bilancio complessivo. L'incidenza dei positivi è ancora in controtendenza nazionale: sotto il 3%, quasi tre punti percentuale in meno rispetto alla media italiana; i ricoveri restano sotto controllo; i guariti sforano i 2mila. Il governo Draghi ragiona più che altro su cosa fare dopo il weekend festivo: l'ipotesi accreditata da fonti di Palazzo Chigi è una proroga di 7-10 giorni al dispositivo vigente, riaprendo però almeno le scuole elementari in zona rossa. Una mossa, forse, per avere più tempo di studiare un diversivo dalla sostanziale prosecuzione del modello Conte, rispetto a cui il nuovo esecutivo si è distinto finora solo per l'abolizione del giallo.