Ragusa - In controtendenza rispetto al resto del Paese, in Sicilia i nuovi casi Covid sono lievemente aumentati questa settimana (+1,3%). Ma è colpa dei "ricalcoli" sui numeri dei contagi, comunicati in ritardo dalla Regione. Una criticità, quella dei "dati spalmati", che non riguarda più soltanto i morti e che non si è risolta con l’inchiesta del 2021 (il 27 gennaio il colmo, con 41 decessi, di cui nessuno quel giorno). Lo sfasamento delle cifre riguarda anche i positivi: pure loro sono ripescati da giornate passate, come certificato oggi dalla fondazione autonoma Gimbe nel suo report settimanale. È la provincia di Ragusa a registrare l’incidenza più alta: 1.651 su centomila abitanti; seguita da Caltanissetta (1.350) e Siracusa (1.306).
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Sull’Isola i conti non tornerebbero neppure su posti letto e ricoveri, ma il dirigente del dipartimento di Pianificazione strategica, Mario La Rocca, smentisce – come gli rinfaccia l’opposizione all’Ars – di aver comunicato come operative terapie intensive “fantasma”, che non risultano attive sulla piattaforma Gecos; così come di aver detto che sono stati ricoverati in reparti Covid pazienti anche in assenza di dichiarata positività al tampone.
È l’ultimo scontro che si consumando in questi giorni all’Ars, mentre la campagna vaccinale arretra pericolosamente. E su questo purtroppo non ci piove: le elaborazioni incrociate della piattaforma Lab24 del Sole e dello stesso Gimbe riportano in maniera matematica che la Sicilia è tra le pochissime regioni italiane dove resiste ancora attorno al 10% la quota di ultra 50enni sieroscettici, per cui il vaccino è obbligatorio; mentre è prima in assoluto per densità generale di no vax (16,8% rispetto al 12,9 di media nazionale), e ultima in classifica per tasso di copertura di terze dosi (72,9% contro il 79,6).