Ragusa - Qualcuno s’è accorto che ieri la Sicilia era in zona gialla? Quali e quante forze dell’ordine dovrebbero mollare indagini su truffe, rapine e omicidi per mettersi a controllare che tutti indossino correttamente la mascherina all’aperto, siano dotati di green pass nei locali al chiuso, siano davvero conviventi e non si assembrino in piazze, viali, spiagge e dammusi? Un compito enorme e ingrato, che non può non far affidamento su un senso di responsabilità collettivo sempre più logoro. La zona gialla scansata due settimane fa, per il rotto della cuffia, era un passaggio annunciato. Già da 7 giorni 55 comuni siciliani con pochi vaccini e tanti contagi avevano salutato il bianco, 4 addirittura per l’arancione. Finché un siciliano su 3 resterà scoperto resta il serio pericolo di un effetto-domino tra i comuni (in 160 gli abitanti immunizzati sono meno di 3 su 5) che espanda l’arancione a tutta la regione.
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Che mi sono vaccinato a fare, si chiedono d’altro canto gli immunizzati, se devo comportarmi come prima? Peggio per i no vax, che affrontino le conseguenze della loro scelleratezza! Il problema, è che le conseguenze si riflettono anche su di loro e finché il Covid non sarà estirpato non sarà possibile per nessuno tornare a vivere serenamente. A rimetterci saranno anche loro: continueranno a rischiare di poter essere infettati e chi, nonostante il siero, ha sviluppato pochi anticorpi o ne sta perdendo perché l’ha ricevuto a inizio anno o soffre di gravi patologie pregresse, potrà finire intubato accanto non si è vaccinato. I posti letto occupati dai contagi proseguiranno ad essere tolti ad altri pazienti e il virus continuerà circolare, e a mutare. Eppure c’è una minore percezione del emergenza, a cui ci si è fatalisticamente assuefatti.
Per questo Palazzo d’Orleans s’è deciso a dare retta alla strategia suggerita da tempo dal Cts siciliano: puntare non più sui grandi hub vaccinali - rimasti deserti d’estate e col personale assoldato in fretta e furia mandato a smaltire le ferie arretrate - bensì su task force di medici di base, pediatri e infermieri direttamente “a domicilio”: nelle tante città con pochi vaccinati. «Se siamo arrivati a questo punto – afferma Antonello Giarratano, presidente della società italiana anestesisti rianimatori e membro del Cts - la colpa è di misure troppo blande e di un’assoluta carenza di controlli: servono ordinanze restrittive serie, da rosso, in quei 70-80 comuni che stanno affossando l’Isola con contagi fuori controllo». «Finita la stagione turistica si decideranno misure più severe - preannuncia il collega infettivologo del Comitato tecnico scientifico, Bruno Cacopardo -, se non le prenderà la Regione lo farà Roma».
L’assessore alla Salute Ruggero Razza lo sa bene e infatti ha ordinato ai manager di caricare sulla piattaforma i posti letto non ancora attivi ma attivabili in 48 ore, come le sale operatorie. Gli ospedali sono il termometro della crisi e, visto che tutti sono d’accordo che il giallo non servirà a niente, gli esperti sembrano suggerire una zona arancione istituita, dunque, non dopo aver sforato gli indici - quando ormai è tardi e complesso riportarli nei limiti - ma prima, affinché non vengano sforati proprio. Un arancione anticipato, insomma, rispetto a quello che rischia di avvolgere l’Isola magari non tra due settimane (periodo minimo di permanenza in un fascia prima di un eventuale cambio) dato che i ricoveri crescono a ritmi molto più lenti dei contagi, ma sicuramente a fine settembre. Quando, tra l’altro, riapriranno le scuole e si riaffolleranno i mezzi pubblici. Anticipando l’arancione, al contrario, sarebbe possibile ricominciare l’autunno in area bianca.