Ragusa - Se l'ombra del Covid rischia di oscurare la stagione siciliana è perché il 65% della popolazione è ancora fermo a una o zero dosi di vaccino. Più tardi si tocca l’immunizzazione, più tempo avrà il virus avrà tempo di adattarsi agli anticorpi mutando in varianti. Certo se i tamponi continuano a diminuire sarà difficile non farselo sfuggire. Non è che vada meglio a livello nazionale, dove al momento ha completato il ciclo il 41%. Solo con la seconda dose si può star certi di scongiurare gli effetti gravi dell’infezione che - sappiamo - possono cogliere pure i giovani, sebbene in percentuale minore per l’assenza di complicazioni pregresse.
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Anzi, la direzione è quella di un terzo richiamo e di una convivenza annuale con le iniezioni. Per quanto asintomatici i ragazzi (20 milioni gli over 12 ancora da vaccinare nel Paese) restano veicolo di contagio per i più fragili e anziani, e non è un caso che gli ingressi ordinari e in terapia intensiva segnino una risalita. Ad oggi in Sicilia sono oltre un centinaio i contagi da Delta, la maggior parte avvenuti a luglio. Togliere l’obbligo della mascherina all'aperto ha infuso in tutti, di nuovo, la sensazione del pericolo scampato. La verità è che non sono stati solo i caroselli e i maxischermi per gli Europei a far saltare le regole, poche ma inapplicabili, legalizzando di fatto resse e assembramenti. E’ da giugno che vanno in scena balli di gruppo e discoteche open air tutte le notti.
A Roma il ministro della Salute Speranza e il generale Figliuolo sarebbero ben propensi, come raccomanda l’Ue, a vincolare attività e spostamenti all’esibizione certificato verde (che in Italia è ottenibile, in realtà, già pochi giorni dopo la prima puntura), ma sanno che dovranno affrontare il fuoco di sbarramento della destra “delle libertà” in Parlamento, interna ed esterna alla maggioranza. Forse la frangia dei governatori potrebbe accettarlo in cambio dell'innalzamento della soglia della zona bianca da 50 a 150 nuovi casi settimanali ogni 100mila abitanti. Visto che già 4 regioni, tra cui la Sicilia, indicano un trend pericolosamente regredente verso il giallo.
In Francia l’obbligo, da agosto, di esibire il green pass per entrare in caffè, ristoranti, centri commerciali - come per salire su aerei, treni, pullman e perfino accedere a strutture mediche – ha prodotto un boom di accessi e prenotazioni agli hub vaccinali. Da noi, in teoria, è già previsto per feste nuziali e visite in rsa: estendendolo, il vaccino resta facoltativo, ma la vita diventa impossibile.