Agrigento - «La vita dell’uomo ha un senso solo se riesce a dare qualcosa agli altri; diversamente l’uomo non è niente!». Così aveva commentato i suoi 100 anni, Nino Bellomo decano degli attori e dei giornalisti agrigentini, in occasione della manifestazione per il centenario che si era svolto nello spiazzale antistante Casa natale di Luigi Pirandello in contrada Caos. Nino Bellomo se n’è andato ieri, a 102 anni. Era personaggio particolarmente conosciuto nell’agrigentino e non solo, che per lungo tempo ha calcato i palcoscenici dei teatri più importanti.
Dal suo esordio, giovanissimo, ai piedi del Tempio della Concordia nel 1940, nel suo lungo cammino artistico, ha sempre portato con sé il legame profondo con il teatro e con l’anima pirandelliana della sua terra. Il suo volto, la sua voce, il suo pensiero rimarranno per sempre impressi nella memoria culturale di Agrigento e del teatro comunale, che lui ha amato sin dal tempo in cui si chiamava ancora Regina Margherita. Diversi artisti, nella loro carriera, hanno incontrato Nino Bellomo, come Pino Insegno, Manuela Arcuri, Lino Banfi e Michele Placido, compagno di molte avventure professionali e, soprattutto, amico di lunga data. Il segreto della sua longevità, confidava spesso agli amici, era «mantenere viva la memoria». Un lungo tratto della sua carriera avvenne al fianco di Pippo Montalbano, compagni sulla scena e colleghi negli uffici dell’Inps dove venne assunto nel ’42. Fu proprio Pippo, a sostenerlo nell’arte della recitazione e a spingerlo a collaborare con “Piccolo Teatro Pirandelliano” dove Nino recitava con la figlia Virginia, poi prematuramente scomparsa. Negli anni, Nino Bellomo dal teatro era anche passato a cimentarsi con il piccolo schermo e memorabile fu la sua partecipazione al “Il Commissario Montalbano” sotto la regia di Alberto Sironi.
I funerali sono stati celebrati oggi nella chiesa di San Domenico, ad Agrigento.