Roma - Nell’unico collegamento tv che ha fatto da quando si è insediato, la settimana scorsa da Fabio Fazio, s’è presentato con appesi al petto i due chili e passa di medaglie conquistate in Kosovo e Afghanistan. Poteva anche indossare una giacca e una cravatta per parlarci, il generale di corpo d’armata e capo logistico dell’esercito italiano, Francesco Paolo Figliuolo: il nuovo commissario straordinario all'emergenza Covid, che ha sostituito con la mimetica il golfino di lana del mite manager Domenico Arcuri. Siamo in Italia e non siamo in guerra, forse non c’è bisogno di esibire galloni e lustrini davanti alle telecamere per convincere il plotone di spettatori che quello che hanno davanti è un “duro”. Figliuolo, abituato a caserme e trincee di filo spinato, taglia corto sulle dosi scongelate e “avanzate” (e in qualche caso pure buttate) attorno cui s’erano sollevate questioni etiche e morali, tanto da arrivare a stoppare il richiamo ai furbetti in nome d’un ritrovato senso civico, incarnato nella placida attesa di Mattarella.
Ma quali competenze finanziarie e manageriali in economia di mercato, quello che serve per dare la svolta al piano vaccinale è l’esperienza nei reggimenti d’artiglieria terrestre di montagna, maturata all’estero, nelle dure trincee dei paesi islamici. Vaccinare il primo che passa è la nuova parola d’ordine, fraintesa da centinaia di cittadini che anche in Sicilia sono tornati in questi giorni ai centri vaccinali a fine giornata, per vedere se era avanzato qualcosa. Al momento è l’unica “fine” soluzione escogitata dal genio militare. Vedremo se il generale riporterà all’ordine pure Musumeci, che non vuole dare la seconda dose neanche a magistrati e pm che hanno ricevuto la prima per sbaglio della stessa Regione, andata avanti con le sue priorità senza attendere le disposizioni nazionali. Vedremo soprattutto se amministratori delegati e dirigenti delle multinazionali farmaceutiche resteranno impressionati dal doppiopetto di paillettes che si trascina appresso nelle interviste, al posto della consueta biblioteca, e sganceranno più dosi: perché è questo, se ancora non l’ha capito, il problema della campagna vaccinale tricolore.
Nelle ultime ore AstraZeneca ha annunciato l’intenzione di tagliare ancora le forniture e la Commissione europea ha spiegato di valutare «tutte le possibili misure da prendere», incluso il blocco dei pagamenti. L'obiettivo di arrivare dopo la seconda decade di aprile a 500mila iniezioni "per far sì che entro fine settembre almeno l'80% degli italiani sia vaccinato", non è molto distante da quello di Arcuri (come del resto non lo è stata differente l’azione del nuovo governo rispetto al precedente) ed è stato fissato da Figliuolo con le fiale in massima parte già concordate dal predecessore Arcuri, visto che lui ha reso il comando da due settimane. Un’ultima nota: i lavoratori che sono stati richiusi sono sempre in attesa di numi su entità dei ristori. Anche su questo “fronte”, visto che c’era, Draghi poteva metterci un colonnello, magari esperto in tempistica.