Roma - Nell'Italia giallobianca il "green pass" è ormai superfluo, visto che sul territorio nazionale occorre esibirlo solo provenendo da regioni rosse o arancioni, ma per viaggiare in Europa serve ancora visto che l'Ue, per regolare il traffico continentale, si affida alla mappa elaborata settimanalmente dall'Ecdc (foto), il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Il certificato Covid europeo digitale è un lasciapassare che esenta i viaggiatori all'interno dell'Ue dagli obblighi di test e/o quarantene ed ha regole leggermente diverse da quello italiano. Il Green pass Ue sarà valido 14 giorni dopo l'ultima dose di vaccino e, per i guariti dal Coronavirus, per 180 giorni a partire dal test Pcr positivo. Per i test, invece, quelli molecolari avranno una validità di 72 ore, mentre quelli rapidi 48 ore.
Da oggi, 1 giugno, è possibile, per gli Stati Ue pronti e interessati a farlo, emettere già green pass telematici e riconoscere quelli emessi da altri Stati membri. In giornata la Commissione europea renderà pienamente operativo il Gateway, la piattaforma che consentirà al certificato di funzionare attraverso i confini. Entrerà in vigore il 15 giugno ma “fino ad allora, potrà essere sostituito da un documento cartaceo" spiega il ministro del Turismo Massimo Garavaglia: "In Europa si viaggerà con tre regole: vaccino, tampone, oppure anticorpi. L'importante è che le regole siano chiare e semplici". Eccole di seguito.
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I requisiti. Le persone pienamente vaccinate, cioè con due dosi per AstraZeneca, Pfizer/BioNTech e Moderna e con una dose per Janssen (J&J), che detengono il certificato, saranno esentate, in viaggio, da test e quarantene 14 giorni dopo aver ricevuto l'ultima dose. Lo stesso per le persone che sono guarite e che hanno ricevuto una sola dose di vaccino, considerata sufficiente per la protezione dalla malattia. Se un Paese vuole essere più flessibile rispetto alla raccomandazione, può comunque farlo.
I cittadini guariti sono esentati da test e/o quarantene nei 180 giorni successivi al test Pcr positivo, che attesta l'avvenuta infezione (la validità è a partire dall'11esimo giorno dopo il test, una volta terminato il periodo di contagiosità).
Per chi non è vaccinato né guarito resta l'opzione test, che il pass certifica e che viene così riconosciuto anche all'estero. Per i test Pcr o molecolari la validità è di 72 ore, mentre per quelli rapidi antigenici è di 48 ore.
E' previsto un meccanismo di freno d'emergenza: gli Stati possono reintrodurre le restrizioni anche per le persone vaccinate e guarite, se la situazione epidemiologica si deteriora rapidamente o dove è riportata un'elevata prevalenza di varianti preoccupanti.
I colori in Europa. Il green pass europeo va comunque contemperato, come in Italia, con i colori delle zone, in questo caso quelle disegnate sulla mappa aggiornata ogni giovedì dall'Ecdc. Per i viaggiatori che arrivano dalle aree verdi non dovrebbero esserci restrizioni, tranne che per le suddette decisioni unilaterali dei singoli stati.
Per chi arriva dalle zone arancioni, è possibile richiedere un test rapido o Pcr prima della partenza.
Per chi viaggia da una zona rossa, gli Stati possono chiedere una quarantena, in assenza di un test. Per quanti provengono dalle aree rosso scuro vale il principio che i movimenti da queste zone andrebbero "fortemente scoraggiati": in questi casi è prevista comunque la quarantena, al di là del risultato del tampone.
Per evitare di separare le famiglie alle frontiere, i minorenni che viaggiano con genitori esentati dall'obbligo di quarantena, per esempio perché sono vaccinati, dovrebbero essere esentati anche loro dalla quarantena (in caso contrario, le vacanze all'estero per le famiglie con figli sarebbero impossibili). I bambini sotto i 6 anni di età dovrebbero essere esentati anche dai test.
La Commissione vuole proporre però di revisionare le soglie utilizzate per le mappe dell'Ecdc, che fanno fede per molti Stati Ue e per le raccomandazioni del Consiglio, anche se poi all'interno dei propri confini gli Stati usano la scala cromatica che vogliono (la zona bianca italiana, per esempio, non esiste nella gamma utilizzata in Ue). Per le zone arancioni (oggi - come si vede nella cartina - è arancione buona parte del Paese) si propone di aumentare la soglia del tasso di notifica cumulativo di nuovi casi negli ultimi 14 giorni da 50 a 75; per le zone rosse il tasso viene alzato dagli attuali 50-150 a 75-150. Infine, per le persone che fanno la prima iniezione di vaccino in uno Stato membro e la seconda in un altro, ciascuno dei due Stati è tenuto a fornire certificazione dell'iniezione, di modo che il titolare può avere un certificato unico composto dai certificati emessi da due Stati membri diversi.