Attualità Mediterraneo

Guerra, raddoppiato il dispositivo della Marina nel Canale di Sicilia

Allarme bombe nei gasdotti del Mediterraneo, l’Italia schiera navi e robot anti-mina

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 Pozzallo - Poche ore dopo la notizia dell'esplosione del Nord Stream, d'intesa con il ministro della Difesa Lorenzo Guerini è scattato un piano per potenziare la protezione delle arterie che attraversano il Mediterraneo e garantiscono risorse energetiche all'Italia. Da ieri "abbiamo deciso di aumentare le misure per la tutela delle reti strategiche per l'interesse nazionale, a partire dai tre gasdotti che passano nel Canale di Sicilia - spiega a Repubblica l'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, capo di Stato maggiore -. Due navi dotate di piccoli sottomarini teleguidati monitoreranno i punti chiave delle condotte: a bordo ci sono le squadre del Gruppo Operativo Subacquei".

Si tratta dei palombari del leggendario Comsubin, uno dei reparti incursori più famosi in assoluto, maestri nel disinnescare ordigni sepolti nei fondali. Il sospetto che circola nei comandi Nato è che le cariche esplose nel Baltico siano state piazzate dalla Russia con largo anticipo, per rendere più difficile accertare le responsabilità del sabotaggio. Ci saranno dunque verifiche a campione lungo le infrastrutture che trasferiscono l'energia dal Maghreb verso le coste siciliane, la più importante è il Transmed: 380 km di tubature subacquee, che partono dall'Algeria e hanno un ruolo fondamentale per renderci indipendenti dal gas russo.

La missione è affidata al cacciamine Numana, che dispone di 2 robot telecomandati in grado di scendere a 600 metri di profondità. Lo affiancherà la Anteo, nave specializzata nei soccorsi ai sommergibili con strumentazioni hitech. C'è pure un piccolo sottomarino che può trasferire 6 palombari a 300 mt. Le perlustrazioni vengono condotte con sonar che scandagliano l'oscurità dei fondali e individuano ogni massa anomala, poi tocca ai robot o al mini-sottomarino identificare la natura dell'oggetto ed eventualmente neutralizzarlo. “Ma anche in superficie abbiamo intensificato la sorveglianza” rivela Cavo Dragone.

“Dallo scorso febbraio le unità della Marina, assieme ai velivoli P72 dell'Aeronautica, tengono sotto controllo tutti i movimenti della flotta russa – aggiunge -. Ognuno dei loro pattugliamenti è stato contrastato dalle nostre forze armate, con un impegno che prosegue senza sosta: non li molliamo un attimo". I ricercati numero uno sono i sommergibili russi, di cui abbiamo scritto più volte su Ragusanews, fin dalla loro comparsa a gennaio al largo del litorale ragusano, ben prima che scoppiasse la guerra ucraina. Da alcune settimane, ai silenziosi e moderni battelli Kilo di Putin con motore convenzionale si è aggiunto un sottomarino nucleare targato Mosca.

"L'attenzione del Cremlino si è ampliata dal Mediterraneo orientale a quello centrale - afferma l'ammiraglio -, spingendosi spesso verso lo Ionio: per questo già a inizio agosto ho ordinato di cambiare la postura del nostro dispositivo navale. L'operazione "Mare Sicuro" è stata trasformata in "Mediterraneo Sicuro", per avere il controllo della situazione è necessario estendere la vigilanza". Cavo Dragone è certo che la minaccia subacquea nel Canale “diventerà ancora più pressante, in tutti i suoi aspetti". Pochi giorni fa ha diffuso le nuove linee guida per adeguare le forze armate ai rinnovati scenari bellici e al momento drammatico che stiamo vivendo: "Siamo ad un punto di non ritorno verso le sfide del futuro”, ha concluso.


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