Attualità Tattica

Guerra ucraina, i droni di Sigonella spengono i radar sul Mediterraneo

Disattivato in volo il dispositivo di comunicazione, la Nato cambia strategia



 Lentini, Sr - Il Boeing P-8A dell'USN e un altro dei 4 droni italiani Global Hawk, l'Atr P-72, si sono levati in volo ieri dalla base siciliana di Sigonella per monitorare il sottomarino nucleare russo Akula che si aggira nel Mediterraneo centrorientale. Il primo velivolo militare si è diretto verso est, mentre il secondo ha spento il suo transponder Ads-B mentre volava a sud di Malta quando lo scopo ufficiale di questi droni sarebbe, al contrario, proprio quello di farsi captare e scambiare informazioni con altri mezzi e strutture - civili e militari, a terra e in aria – ed effettuare così la ricognizione dall'alto.

L'obiettivo, come accaduto in passato al largo della Libia, è diventato dunque controllare ma - al contempo - non essere controllati, in questo caso appunto dal sommergibile di Putin. La “strategia” non è più quella deterrenza dal mare, fargli sentire il fiato sul collo. La Nato s’è resa conto che neanche la portaerei Truman nel Mediterraneo intimorisce il Cremlino, quindi sembrerebbe aver deciso di cambiare parzialmente tattica, compiendo un salto di qualità nel pattugliamento e nella guerra di nervi con Mosca: pedinare di nascosto la sua flotta per comprenderne il piano, senza farglielo sapere.

Anche i russi hanno i droni e gli ucraini, nelle ultime ore, ne hanno colpiti alcuni inviati nei pressi di Odessa. Ed è questo un altro motivo del volo silenzioso degli Hawk siciliani: l’abbattimento anche fortuito di uno di loro, da parte dei russi, potrebbe far precipitare la situazione ed equivalere di fatto a una dichiarazione di guerra.


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