Roma – Ma è proprio tutta colpa di Putin ciò che sta accadendo in Ucraina, o anche Usa e Occidente hanno qualche morto sulla coscienza? Abbiamo intervistato lo storico Giacomo Mazzei, specialista di rapporti atlantici, con una lunga esperienza di studio e insegnamento al College of William and Mary in Virginia e alla University of Maryland di Washington, e ora alla Sapienza di Roma.
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- Non è sproporzionata la reazione di Putin all'accerchiamento allestito in questi anni dalla Nato ai confini russi? C'era un'altra soluzione?
Gli Stati Uniti reagirebbero allo stesso modo se i russi fornissero armamenti al Canada o al Messico. Si dice che, per la sua gravità, la crisi attuale ha un solo precedente, quello di Cuba nel 1962. All’epoca, l’Unione Sovietica piazzò una batteria di missili nucleari sull’isola caraibica e Washington non esitò a minacciare l’invasione, e sarebbe stata una carneficina, anche senza il ricorso all’atomica. Poi si trovò un compromesso: i sovietici ritirarono i missili da Cuba e gli americani si impegnarono a ritirare quelli che avevano piazzato in Turchia. Sessant’anni dopo, la soluzione è la stessa: un passo indietro da entrambe le parti. Putin lo chiede da anni.
- Fanno bene Europa e Usa a inviare armi all'esercito ucraino, affinché si difenda? In questo modo non siamo già coinvolti direttamente in una terza guerra mondiale?
Ormai che la frittata è fatta, ha senso aiutare chi è stato invaso a difendersi, ma se non si percorre al più presto una via diplomatica, se cioè le due grandi potenze non si parlano, continuare ad armare fino ai denti gli ucraini significa prolungare un conflitto che distruggerà il paese e rischiare giorno dopo giorno un’escalation. Nessuno vuole la terza guerra mondiale, ma in certe situazioni sai come entri e non puoi sapere come ci esci. Basta un errore, un missile che colpisce il bersaglio sbagliato, e può innescarsi una reazione a catena.
- Ha senso paragonare la Resistenza partigiana a quella ucraina, nelle cui fila militano battaglioni dichiaratamente filonazisti?
Nel cercare paragoni, ognuno si rifà istintivamente alla propria storia nazionale e ne trae conclusioni più o meno strampalate. Chissà cosa ne pensano afgani, iracheni, palestinesi? E gli ungheresi? Nel 1956 ci vollero i carri armati sovietici per ripremere la rivolta a Budapest, ma oggi Orban sta con Putin. Insomma, ognuno se la gira come vuole. Fino a sorvolare pure sui neonazisti inquadrati regolarmente nell’esercito ucraino. Che poi sono gli stessi che da anni minacciano di morte Zelensky per impedire un compresso con Putin.
- I media russi sono oscurati e su quelli occidentali si assiste a una narrazione sostanzialmente a senso unico: possiamo fidarci del lavoro di reporter e delle analisi degli "opinionisti"?
Fortunatamente non siamo in Russia, per cui possiamo dire quello che vogliamo senza finire in galera o all’obitorio. Però l’informazione è troppo schierata. Soprattutto si fatica a guardare la situazione con gli occhi degli altri e quindi si perde di obiettività. Io, ad esempio, non sono così sicuro che la campagna militare dei russi sia stata così fallimentare. Sicuramente non hanno i mezzi e la logistica degli americani, probabilmente in un regime autoritario come quello putiniano ci sono molte cose che funzionano male. Ma potrebbe anche darsi che i russi abbiano tenuto l’esercito ucraino impegnato su diversi fronti, distruggendo nel frattempo depositi di armi e carburante, e se adesso stringono in un cappio le armate al confine col Donbass, potrebbe ritrovarsi in una situazione molto vantaggiosa dal loro punto di vista.
- L'impressione è che Putin stia non stia usando la mano pesante come potrebbe, anche nei nostri confronti per quanto riguarda il gas; e che i media scambino il tentativo di fare meno morti possibili con una debolezza delle sue forze armate: è d'accordo?
Putin non ha alcun interesse a interrompere le forniture di gas all’Italia o agli altri paesi europei. Se perde clienti in Europa, dovrà vendere alla Cina, e ci perderà sul piano economico e strategico, perché dipenderà da Pechino, che spunterà prezzi più bassi e si farà valere anche politicamente. Non ha interesse nemmeno ad ammazzare quanti più ucraini possibile, e infatti la proporzione tra morti civili e militari in questa guerra è più bassa che in tante altre. Però l’esercito russo non dispone di armi di precisione paragonabili a quelle americane e certo non va molto per il sottile, come ha già dimostrato tragicamente in Cecenia o in Siria.
- Se davvero l'Ucraina è in grado con le nostre armi di resistere alla Russia, o addirittura di vincere come sostiene Zelensky, perché allora dovremmo preoccuparci tanto?
Quello che più mi preoccupa è se i russi si trovano in guai seri. Dal loro punto di vista, che poi è il punto di vista di una grande potenza imperiale che sorveglia i propri confini, una possibile sconfitta in Ucraina rappresenterebbe una minaccia a interessi nazionali vitali. In questo caso, la loro dottrina militare, scritta nero su bianco, prevede la possibilità di utilizzare armi nucleari tattiche, cioè di basso potenziale rispetto alle testate dei missili intercontinentali, destinate a colpire truppe nemiche, ma comunque distruttive più o meno come quelle sganciate su Hiroshima e Nagasaki.
- Allo stato, c'è davvero il rischio che il conflitto possa allargarsi e diventare mondiale?
Se continua, sì. Al momento è un rischio minimo, calcolato, ma se pensiamo alle possibili conseguenze, tutto assume proporzioni diverse.