Roma - L'ultima visita a Regina Coeli la settimana scorsa, il Giovedì Santo della lavanda dei piedi ai detenuti, «che quest'anno non posso fare, ma posso essere lo stesso vicino a voi», aveva detto papa Francesco in quella che è stata la sua ultima uscita fuori dalle mura vaticane prima di morire. E per farlo ha scelto proprio il carcere sul lungotevere. Un altro segno di attenzione e condivisione della sofferenza con i reclusi che lo hanno acclamato e che hanno anche beneficiato negli anni scorsi delle donazioni del pontefice. Doni personali, per un totale di circa 200mila euro, forse anche di più, da impiegare in una serie di iniziative nel complesso di detenzione di Rebibbia, maschile e femminile, e anche in quello minorile di Casal del Marmo.
Progetti per l'inclusione e il recupero sociale dei detenuti, ai quali Francesco era da sempre molto legato, al punto da aver scelto come seconda apertura della Porta Santa del Giubileo tuttora in corso proprio quella di Rebibbia. Un appuntamento molto sentito. E così nel carcere sulla via Tiburtina nei mesi scorsi sono state organizzate diverse iniziative finanziate personalmente dal pontefice scomparso. E proprio papa Francesco il 26 dicembre scorso ha aperto la Porta Santa in carcere con «Don Ben», monsignor Benoni Ambarus, vescovo ausiliare della Diocesi di Roma, nonché segretario della Commissione Cei per le migrazioni e delegato per l'ambito della carità.
A Casal del Marmo un altro segno tangibile della sensibilità di Sua Santità, con la creazione di Pastificio Futuro inaugurato il 10 novembre 2023 nel complesso di via Giuseppe Barellai con un'entrata autonoma rispetto al resto del carcere minorile. Anche in quel caso fondi donati dal Papa che propose questa idea durante un'altra lavanda dei piedi pre pasquale, spiegando ai giovani detenuti di «non lasciarsi rubare la speranza». Il pastificio è nato in un locale in disuso grazie alla cooperativa sociale onlus «Gustolibero» con l'aiuto della Cei, della Caritas e con la direzione del carcere, il Centro di giustizia minorile interregionale e il Dipartimento per la Giustizia minorile e di Comunità. Una vera e propria azienda con una ventina di ragazzi impegnati a produrre a pieno regime fino a 220 chili di pasta all'ora, ma anche pane e dolci.