Scicli - Acquistare un rudere in campagna non è mai stato per Giorgio Bonomo un investimento immobiliare, ma un viaggio nel tempo. Ogni pietra, ogni angolo di quella vecchia casa di contrada Cufino a Scicli e di quel campo di ulivi porta con sé decenni di storia, di vite vissute, di momenti di gioia e di sfide superate.
Il processo di ristrutturazione è un atto di amore e creatività che poteva avvenire solo grazie all’aiuto di un gruppo di professionisti che come il proprietario amano il paesaggio ibleo e hanno saputo immaginare come le vecchie mura potessero prendere nuova vita. L’architetto Francesco Nicita partendo dalla scelta di materiali che rispettano l’ambiente (ferro, pietra, calce e legno) e dall’integrazione con tecnologie moderne ha saputo riflettere la sua visione di creare un luogo unico, dove il passato e il presente si fondono armoniosamente.
Cufino da rudere collabente è diventato un rifugio per l’anima. Un luogo dove ritirarsi dal caos della vita quotidiana, dove riscoprire il piacere delle cose semplici: una passeggiata tra gli ulivi, una cena con gli amici sotto le stelle, il suono del vento tra le foglie. Un angolo dove ogni giorno vivere la bellezza e la serenità della campagna sciclitana.
Una volta realizzata questa dimora, il proprietario spinto da una forte passione per l’arte decide di renderla ancora più unica chiedendo all’artista e carissimo amico Michele la realizzazione di 2 murales su due pareti 5 metri per 3 metri alle spalle della tettoia fotovoltaica disegnata da Nicita e che si affacciano sul lato strada.
Ne è venuta fuori un’opera artistica potente in grado di catturare l’attenzione del viandante e che rimanda alle radici della nostra amata terra siciliana.
Di seguito un dialogo a tu per tu con l’artista Michele Nigro, autore del nuovo murales a Cufino.
Quest’anno sei stato protagonista a Cufino con la tua opera. Raccontaci quando hai cominciato a interessarti alla Street Art? E di cosa ti occupi tu generalmente?
A essere sincero si tratta del mio primo murales. Negli ultimi anni mi ero già cimentato nella realizzazione di opere di grande formato, ma mai abbandonando la tela. Ho trovato la possibilità di mettermi alla prova in un formato tanto importante e soprattutto un supporto nuovo per me, un’occasione stimolante. Di cosa mi occupo in generale? Diciamo che per via della mia vocazione, porto avanti la mia carriera d’artista da molto tempo. Ho sempre prediletto la pittura trovando spunti in correnti del Novecento, a volte diametralmente opposte, forse una certa affinità con la street art la si può in alcuni mie lavori dove sono presenti influenze primitiviste e una certa vicinanza alla graffiti art di Basquiat.
Come è nata l’idea di questo lavoro e che rapporto ha con l’architetto Nicita?
Sono venuto a conoscenza del progetto di Cufino attraverso il proprietario, un mio caro amico un paio di anni fa, e qui ho avuto modo di frequentare l’architetto Nicita col quale si è da subito cementato un rapporto di amicizia e profonda stima. L'idea di questo lavoro invece è nata in accordo col proprietario e promotore di questa realtà che ha fortemente voluto un mio intervento che arricchisse questo luogo.
Qual è il significato di quest’opera?
Non sono mai stato portato nello spiegare le mie opere, forse perché in esse vi è sempre un intreccio di idee, ragionamenti ed emozioni, che andandole a definire mi pare di ridurle. Per questo caso specifico, essendo la prima volta che mi cimentavo in un lavoro del genere ho cercato di trovare un linguaggio e dei soggetti che si fondessero col paesaggio circostante e la sua storia, creando una simbiosi anche con i lavori già presenti.
Ritieni che la provincia di Ragusa possa essere un posto dove creare un’esperienza simile a quella di Fiumara d’Arte?
La Sicilia da sempre è stata terra di grande fermento culturale e realtà come Fiumara d’Arte, e per fortuna diverse altre, dimostrano come la bellezza dell’arte venga esaltata dai meravigliosi scenari siculi o in alcuni casi l’arte serva per rivalorizzare e dar nuova vita a un territorio. Quindi, si, certo anche la provincia iblea è un posto adatto a esperienze del genere, che ben vengano intraprendenti mecenati che credano nelle persone, nell’arte e nel territorio.
Ti sei raffrontato per la tua opera alla campagna sciclitana, hai zone che prediligi per dipingere nelle campagne iblee?
Al centro del mio linguaggio c’è sempre l’uomo, quindi pur essendomi messo alla prova in questo caso come anche in alcune mie opere nel ritrarre il paesaggio ibleo trovo maggiormente di ispirazione vivere le città, i suoi centri storici, dove vi è la possibilità di attingere dal tuo prossimo, dalle sue storie, dalla sua vita, dalle sue disavventure.
A sinistra Michele Nigro, a destra i proprietari Giorgio Bonomo e Cristiana Perlini.