Acate – Si è conclusa ieri sera la manifestazione indetta da Enrico Rizzi per chiedere il carcere a chi si macchia di maltrattamenti contro gli animali: a questo link, e nel filmato condiviso in fondo, la dimostrazione andata in scena col corteo per le vie cittadine e la deposizione di un mazzo di fiori sul luogo dello scempio. Occasione per rinnovare la richiesta di aggiornamento del codice penale, che in verità gli animalisti dovrebbero rivolgere a Roma, il massacro del pony di una settimana fa.
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Una torbida vicenda su cui continuano a uscire particolari sconcertanti, senza che vengano fatti nomi per ovvie ragioni di ordine pubblico (ormai tutti gli acatesi sapranno chi sia), che nel weekend ha vissuto una paradossale appendice con un altro cavallino trucidato a Pozzallo da una tigre sfuggita a un circo con animali: altra barbarie che, a nostro avviso, meriterebbe l’abolizione al pari della corrida in Spagna. Al corteo ha partecipato anche una delegazione pozzallese, che vediamo nel secondo video. Ma la cosa stupefacente del ferino fine settimana ibleo, a proposito del risvolto giuridico della vicenda, è il comunicato del sindaco di Acate (in allegato), unico comune che mette la partita iva nel manifesto.
“L’Arma ha assicurato alla giustizia i colpevoli” - si legge -, “gli acatesi hanno tirato un sospiro” perché “i responsabili non possono più fare male a nessuno” mentre prima vivevano "con il timore che il responsabile circolasse liberamente in mezzo a noi”. “Che cavolo stai dicendo Willis?”, avrebbe esclamato il nostro amico Arnold. Delle due l’una: o Giovanni Di Natale crede che i cittadini che l’hanno eletto pascolino in una crassa ignoranza; oppure è lui stesso, nonostante lavori per lo Stato, che ignora solennemente la differenza tra arresto e denuncia a piede libero. Auspichiamo che cali il sipario su questo spettacolo perché se ne apra un altro, più serio, in sedi istituzionali di livello nazionale.