Ragusa - Una evidente disorganizzazione.
E’ il retroscena che emerge dalle indagini delegate dalla Procura ai carabinieri di Ragusa, in un verbale di indagine relativo alla morte di un 71enne vittoriese, colto da Coronavirus, e costretto a peregrinare in ambulanza tra l'ospedale Maria Paternò Arezzo di Ragusa e l’Umberto I di Siracusa. I fatti risalgono al settembre 2020. Il paziente è deceduto il primo ottobre 2020.
Dopo il lockdown della primavera 2020, e alla ripresa del contagio pandemico, nel settembre dello scorso anno, l’Asp di Ragusa si fa cogliere impreparata dal Coronavirus.
Dai verbali che in esclusiva Ragusanews ha potuto visionare, emergono le criticità del sistema sanitario nell’approntare misure idonee ed efficaci per fronteggiare la diffusione della pandemia in provincia.
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“I locali adibiti ad area Covid presso l’Ompa di Ragusa Ibla, da subito, non sono stati adeguati alle esigenze operative”, scrivono i carabinieri.
Carte, verbali, esami testimoniali, su un’indagine svolta dalla polizia giudiziaria circa una presunta vittima di disorganizzazione sanitaria. Una centrifuga di informazioni che rilevano la sottovalutazione degli eventi da parte di chi avrebbe dovuto pianificare e gestire l’emergenza. Nero su bianco.
Da quello che si legge nei verbali, si rimarcano gravi inefficienze nella gestione dell’emergenza riguardo l’allestimento del reparto di Rianimazione Covid all’Ompa (Ospedale Maria Paternò Arezzo) di Ragusa.
“La direzione aziendale approntò in fretta e furia un reparto impreparato e sguarnito di personale, costringendo il primario a intervenire personalmente e a predisporre i turni dei suoi colleghi presso quella struttura”, proseguono gli inquirenti.
Stupisce come, in piena fase emergenziale, un paziente in condizioni gravi accompagnato in ambulanza abbia trovato addirittura il reparto inizialmente chiuso, salvo poi essere riaperto personalmente dal primario. La direzione aziendale dell’Asp sapeva in che condizioni si presentava il reparto. E dire che in agosto un medico sindacalista aveva scritto ai vertici dell’Asp di Ragusa, aggiungono i carabinieri, rappresentando “alcune criticità riguardo la scelta di istituire l’area Covid presso l’Ompa”.
In particolare, erano stati richieste “assicurazioni riguardo l’efficienza del sistema di ricircolo dell’aria dei locali della rianimazione, tempi celeri per l’approvvigionamento di alcune attrezzature necessarie al reparto e infine far fronte alle esigenze di organico dei medici rianimatori”.
Carenze non di dettaglio, insomma.
Per gli inquirenti “gli elementi raccolti si mostrano degni di approfondimenti investigativi diretti ad accertare le responsabilità in capo alle istituzioni sanitarie riguardo la regolarità dei provvedimenti adottati per l’approntamento e attuazione di un piano di intervento atto a gestire con efficacia la diffusione della pandemia”.
Dal quadro indiziario raccolto dagli inquirenti, i carabinieri giungono ad una conclusione: “che i pericoli ritenuti inesistenti dal direttore generale dell’Asp…, risultano di fatto concreti e purtroppo ad oggi ampiamenti verificatisi”.