Roma - Un’infermiera è stata sospesa a ottobre dalla Asl Roma 6 perché si era rifiutata di vaccinarsi, così come obbligatorio per la categoria. Ma l’altrieri il giudice del lavoro di Velletri, Giulio Cruciani, ha disposto con un decreto cautelare la riammissione al lavoro della dipendente: nel provvedimento “ordina alla Asl l’immediata ricollocazione della ricorrente presso la Centrale Sats di Marino e l’erogazione dello stipendio”, facendo riferimento alla “rilevanza costituzionale dei diritti compromessi (dignità personale, dignità professionale, ruolo alimentare dello stipendio)” e aggiungendo “che la sospensione dal lavoro può costituire solo l’extrema ratio e evento eccezionale in una azienda medio grande”.
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“Il tribunale con questa ordinanza riafferma con chiarezza il diritto al lavoro a fronte di una sospensione che non può fare riferimento al diritto alla salute – ha affermato l’avvocato difensore della donna, David Torriero – se sono state proprio le decisioni del governo a stabilire che lo stesso è garantito attraverso il ricorso ai tamponi ogni 48 ore”. Una sentenza che farà discutere, dal punto di vista giuridico, stridendo con tutte le altre di segno opposto, già emesse in questi mesi da altri tribunali in ricorsi simili: potrebbe infatti essere citata a precedente dai legali di migliaia di sanitari sospesi in questo momento in tutta Italia.