Roma - La legge italiana che ha istituito il green pass non prevede che questo sia automaticamente revocato nel caso in cui il possessore si contagi dopo il suo rilascio e che, in buona o mala fede, possa andarsene a spasso col Covid. Senza saperlo, perché nella maggioranza dei positivi vaccinati sono asintomatici o lo scambiano per una normale influenza o un banale raffreddore. Oppure in maniera fraudolenta - se la positività salta fuori privatamente, con un tampone preso al market - contravvenendo deliberatamente alla quarantena di 7 giorni (tanto è prevista per i vaccinati) che gli imporrebbe, a quel punto, solo la sua coscienza.
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Uno scenario che potrebbe spiegare il persistere di tanti contagi e che forse non è stato abbastanza preso in considerazione dal governo Draghi e potrebbe rivelarsi perfino controproducente alla luce della progressiva estensione. Posto che i vaccinati a cui è permesso tutto possono sempre infettarsi, per loro sarà naturale parlare vicino ad altre persone all’aperto ancora non immunizzate o entrare in un locale al chiuso – col green pass in corso di validità - e sedersi al tavolo accanto ad avventori che magari hanno deciso di mettere mano al portafogli e andare avanti coi tamponi a oltranza e, quindi, non sono coperti dagli effetti gravi del virus. La prospettiva, lungi dal rappresentare una argomentazione a favore dei no pass, è al contrario un motivo in più perché questi ultimi si vaccinino subito.
Ma anche nel caso in cui l’esito positivo del test emerga da una struttura autorizzata, che lo trasmettesse all’Asp segnalando il soggetto, all’app di lettura del Qr-Code non risulterebbe comunque nulla, vista l'assenza tutt'oggi - per motivi di privacy - di un software che lo colleghi alle banche dati aggiornati con le informazioni sanitarie dei cittadini. D’altronde pure il termoscanner viola la segretezza della nostra salute, comunicando un dato personale e “sensibile” per il Garante, che ha disposto infatti che le temperature siano misurate e cancellate subito dopo la rilevazione, senza essere registrate e conservate. Non è la Costituzione quindi, ma la privacy, a vogare contro l’obbligo vaccinale.