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Italia, Anno 2020: la mortalità più alta dal dopoguerra, non nel Ragusano

Deceduti più uomini che donne, specie al Nord e over 65: 16 mesi di pandemia in cifre, che non hanno intaccato la media della provincia iblea

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 Ragusa - «Nel 2020 il totale dei decessi, per il complesso delle cause, è stato il più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra: 746.146 morti, 100.526 in più rispetto alla media 2015-2019» per un incremento complessivo del 9%. Il dato emerge dal rapporto Istat e Iss riguardo l’impatto dell’epidemia Covid sulla mortalità totale della popolazione residente nel 2020 e nel periodo gennaio-aprile 2021. Sono stati infettati e hanno perso la vita più maschi che femminile e un decesso su 5 avvenuto nella fascia di età 65-79 anni è stato diretta conseguenza del contagio da Coronavirus.

L’incremento maggiore del tasso di mortalità si è registrato però al Nord, le regioni del centrosud non hanno mostrato variazioni rilevanti. Anzi, analizzando la diffusione del virus nei primi mesi dell’anno in corso le province con la maggiore incidenza di esiti fatali sono state Bologna, Gorizia, Forlì-Cesena, Udine, Rimini e Bolzano. Tra le più basse, 3 sono in Sicilia: la nostra Ragusa, insieme a Enna e Agrigento. Le altre province italiane in cui il contagio ha e sta impattando di meno sono in Calabria (Catanzaro, Cosenza, Crotone) e Sardegna (Oristano e Sassari). 


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