La vita sulla terra, come tutti sappiamo, è indissolubilmente legata alla presenza dell’acqua poiché rende possibile la sopravvivenza di uomini, animali e piante. Da essa dipendono le produzioni agricole e quelle industriali. Infatti i Paesi più sviluppati sono quelli che possiedono notevoli quantità di acqua e riserve energetiche. Di tutta l’acqua del pianeta solo il 2,4% è dolce; di questa 69% è presente nei ghiacciai, 30% nel sottosuolo e 1% nei fiumi e laghi. Degli oltre 150 miliardi di m3 utilizzati per tutti gli usi, lo 0,06% è utilizzata a fini potabili ma non equamente distribuita fra nord e sud del mondo, un italiano in media ne consuma più di 200 litri pro capite al giorno.
L’acqua italiana parla di circa il 64% impiegata in agricoltura, 24% nell’industria e 12% per usi civili. Il ciclo dell’acqua Terra-Atmosfera-Terra, formato dallo spostamento di notevoli masse volumiche espresse in km3 , consente il mantenimento di una quantità di acqua disponibile sulla terra. Fino ai primi del ‘900 fiumi e laghi risultavano puri e con facilità di auto depurazione ma con lo sviluppo dell’industria e l’aumento dell’urbanizzazione questi iniziarono a ricevere un forte carico inquinante tale da allertare i governi a prendere i primi provvedimenti di risanamento delle acque. Con i cambiamenti climatici, già in atto da alcuni decenni, la scarsità di acqua(siccità) sta diventando un problema sempre più grave tale da far pensare che fra 30 anni due persone su tre vivranno in condizioni di carenza idrica.
Occorre intervenire utilizzando diverse strategie come la depurazione per le acque inquinate, la conservazione delle acque meteoriche per affrontare il problema della siccità. Gli interventi per fronteggiare il problema della scarsità di acqua, primo fra tutti evitare gli sprechi, possono essere di tipo naturale quali le infrastrutture verdi (riforestazione) oppure di tipo tecnico quali costruzione di dighe, bacini di raccolta e dissalatori. Come abbiamo osservato più volte oggi le piogge sono di natura torrenziale così che l’acqua non riesce ad essere assorbita dal terreno, anche in leggera pendenza, e scorrendo in superficie va a provocare danni a valle.
La conservazione di queste acque con gli invasi che intercettano il flusso di scorrimento è di primaria importanza mentre l’acqua non trattenuta dagli invasi che affluisce nel mare bisogna utilizzarla tramite l’impiego di dissalatori. Si deduce pertanto che sia arrivato sicuramente il momento di pensare a questi tipi di impianti utilissimi, visto e considerato che tutta la nostra penisola è circondata dal mare. Si costruiscono condotte per il rifornimento di prodotti energetici e non si pensa ad acquedotti da fonte marina.
Gli impianti per utilizzare l’acqua salina certamente sono molto costosi ma poiché si stima che entro il 2050 la domanda di acqua nei centri urbani crescerà dell’80%, la carenza porterà ad una agricoltura (derrate alimentari) dipendente in massima parte dalle piogge con crollo dei raccolti e problemi alimentari. E’ per quanto sopra ipotizzato che molti politologi prospettano futuri conflitti proprio per impossessarsi di fonti idriche. Sono notizie di questi giorni che in alcune regioni d’Italia molti agricoltori protestano perchè vengano presi provvedimenti in tempi rapidi per attenuare la crisi di molte filiere produttive. Oggi sull’esempio della città di Dubai si possono installare dissalatori di ultima generazione che lavorano in fotovoltaico abbassando i costi di gestione.
Anche il PNRR in effetti è aperto al capitolo sulla sicurezza dell’approvvigionamento e gestione sostenibile delle risorse idriche quindi potrebbe essere un finanziamento finalizzato ad una grande emergenza per la sopravvivenza. Un impianto di medie dimensioni costa circa 15 milioni di euro, impianti di maggiori portate possono servire popolazioni di oltre 5 milioni di abitanti. Oggi più di 180 Paesi del mondo ricorrono alla dissalazione, in Medio Oriente il 47% dell’acqua è desalinizzata, in Spagna sono attivi 700 piccoli impianti lungo la costa, ma la principale produttrice di acqua dissalata è l’Arabia Saudita con circa 23 milioni di m3 al giorno. In Italia come sempre ci perdiamo nella burocrazia e discutiamo di particolari leggi come la tutela dell’ambiente marino e l’impatto ambientale.