Siracusa - Ma mi faccia il piacere, direbbe Totò. Ma quale bomba d’acqua, ma quale nubifragio: vogliamo dirla la verità? A Siracusa e Agrigento è caduta sola della banalissima pioggia, come centinaia di altre volte i anni passati e recenti: solo qualche giorno fa abbiamo visto a Palermo e a Catania voragini spalancate nelle strade, frane, tetti scoperchiati e cittadini con l’acqua alla vita. Uno spettacolo da terzo mondo che si ripete ormai a ogni semplice rovescio. Ieri un’ora contata di acquazzone si è trasformata in una apocalisse: macchine galleggianti in strade ridotte in fiumi, muri crollati, pure un infarto.
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Tutto in 60 minuti. Cosa sarebbe accaduto se il temporale fosse durato ore? Meglio non pensarci. L’unico “nubifragio” è quello delle amministrazioni comunali - di ogni colore politico - che da decenni se ne infischiano di salvaguardare il territorio, di manutenere strutture e infrastrutture cittadine – dai tombini ai cornicioni dei palazzi - continuando a costruire dove non si dovrebbe e a colare cemento su cemento anziché piantare alberi, impedendo al terreno di drenare l’acqua.
Certo alcuni fenomeni, come la tromba d’aria di settembre a Pantelleria, sono effettivamente violenti ed estremi, ma comunque siamo sempre noi gli ultimi responsabili, scaturendo dallo stravolgimento che abbiamo provocato nel clima con le emissioni di gas serra fuori controllo. Quindi, per piacere, non chiamiamole bombe d’acqua ma quello che sono: abbandono e degrado del territorio da parte di chi ci governa. Ma possibile che debbano farci vivere in queste condizioni?