Nei supermercati siciliani è diventato quasi impossibile trovare l'olio di semi. La guerra in Ucraina, le conseguenti sanzioni e l’aumento dei prezzi di molte materie prime portano con sé il timore che in Italia si materializzi l'”economia di guerra” evocata da Mario Draghi venerdì. Così in diverse città qualche supermercato è stato preso d’assalto proprio come era successo – in modo del tutto ingiustificato – all’inizio della pandemia. I prodotti più gettonati in questa sorta di “psicosi di guerra” sono pane, farina, olio di semi di girasole e prodotti in scatola: beni che si teme possano scarseggiare nei prossimi mesi o subire forti rincari.
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Diverse rosticcerie siciliane si dicono preoccupate e il titolare di una attività che vende cibo di strada racconta come nelle province di Ragusa e Siracusa trovare nei supermercati olio di semi di girasole sia diventata una impresa. L'approvvigionamento più vicino è Catania. E così è destinato ad aumentare anche il prezzo delle arancine, al momento fritte col più caro, e più buono, olio d'oliva.
L’Ucraina “detiene il 60% della produzione e il 75% dell’export e rappresenta il principale coltivatore di girasoli al mondo”. Di conseguenza “entro un mese, con l’attuale andamento dei consumi, le scorte di olio di semi di girasole sono destinate ad esaurirsi“. Se il conflitto dovesse proseguire, “la situazione potrebbe inoltre complicarsi ulteriormente, perché salterebbe la semina”. Di conseguenza “le imprese dovranno quindi riformulare i propri prodotti”. E’ con questa premessa che il ministero dello Sviluppo economico, in una circolare pubblicata sabato, dà semaforo verde alle società produttrici di biscotti, maionese, creme spalmabili, sughi e altri alimenti lavorati per una modifica in corsa delle etichette: quelle già pronte potranno essere sovrascritte “attraverso il getto d’inchiostro o altri sistemi equivalenti (es. sticker adesivi)” per indicare quali altri oli o grassi siano stati impiegati in sostituzione.
Ma non solo: nelle etichette realizzate di qui in avanti sarà consentito di indicare nella lista degli ingredienti la generica denominazione di “oli e grassi vegetali” seguita “dalle origini vegetali potenzialmente presenti” in base alle forniture disponibili. Quindi senza specificare se il prodotto che si sta acquistando contiene olio di girasole oppure di palma, mais o soia. Su questo aspetto, specifica la circolare, “saranno interessati i servizi della Commissione”.
“Tenuto conto della difficoltà a provvedere in tempi rapidi alla stampa di nuove etichette e dei relativi costi, e in considerazione della complessità del quadro attuale”, si legge nella nota firmata dal direttore generale Maurizio Montemagno, “è necessario individuare una soluzione che presenti alti profili di sicurezza per i consumatori ed al tempo stesso non gravi eccessivamente sui produttori in un momento di grande criticità per il settore”. Detto delle etichette, gli eventuali claim che indicano “la presenza o assenza di determinati oli vegetali” – vedi l’ormai diffusissimo “senza olio di palma” – dovranno essere “opportunamente modificati, eventualmente tramite etichettatura aggiuntiva o altra analoga modalità, per garantire la corretta informazione dei consumatori”. In tutti i casi dovrà sempre essere segnalata la eventuale presenza di allergeni.