Chiaramonte Gulfi - L’ultima misteriosa recensione, due settimane fa: qualcuno che, nonostante la totale fatiscenza in cui versa dal 1994, ha creduto non si sa come che La Pineta (foto 2) potesse ancora essere un luogo abitabile e accogliente, trovato chiuso per caso. “Volevamo pernottare - scrive l’utente Google -, sembrava una struttura accogliente!”. Ma quale razza di hotel gli è apparso davanti agli occhi, tra gli alberi, se non il tetro scheletro di vestigia e mondanità trapassate? In quale casa degli orrori è uso villeggiare Massimiliano Meli, che trova “simpatiche le scale stile Caltagirone con tanto di porta murata?”
La recensione più spaventosa è però la precedente, risalente a un anno fa (foto 3): “Ottimo albergo, ottima accoglienza e davvero pulito. Consiglio vivamente", con 4 stellette. Ora, delle due l’una: o si tratta di un commento ironico, uno scherzo per costringere qualche utente a perdersi nella boscaglia chiaramontana; oppure questo altrettanto fantomatico Impianti Corsaro non può aver incontrato che i fantasmi di camerieri, fattorini, inservienti e artisti celebri che animarono quelle sale dagli anni 70 agli anni 90. E spentosi improvvisamente - così com’era sorto - con la morte del proprietario.
Del resto c'è già un fantasma alle leggendarie origini di questo infartuato cuore pulsante del Ragusano, comparso in sogno al titolare per indicargli la “truvatura”: una fortuna che spesso, come nel caso della chiesa di Santa Maria dei Miracoli a Ragusa, coincide con quella riscossa dallo stesso luogo edificato in nome del suo presunto ritrovamento. Con la sua scomparsa, Giovanni Alescio si è portato nella tomba il segreto del successo di quell’albergo-discoteca in cui si esibirono da Modugno, Bongusto, Vanoni, Saint-Paul, Domingo, Zeffirelli.
Come una carrozza che torna zucca alla mezzanotte, come un principe che torna rana al termine dell’incantesimo, così La Pineta quasi 30 anni fa ha spento luci e musiche altrettanto improvvisamente come le aveva accese, rischiarando le ombre e le notti del Monte Arcibessi. Una creatura morta con il suo creatore. Là dove risuonavano brindisi e risate di feste e balli, ora c’è solo e il richiamo di qualche uccello tra i rami delle conifere e il fruscio del vento tra la vegetazione che sta lentamente inghiottendo l’edificio riprendendosi il suo spazio.
Ma non è un sortilegio ad aver spento e a continuare a lasciare al buio La Pineta. Il vero arcano è la burocrazia, che ne fa un manifesto dell’incapacità e dell’indolenza delle amministrazioni locali seguitesi negli anni, splendidamente rappresentate dal mostro di cemento che si erge solitario nell’unica “pineta” rimasta: quella cresciutagli intorno, a nascondere l’oltraggio a una memoria culturale passata e alla natura che lo ospita oggi. Ne abbiamo raccontato la storia su Ragusanews, fino a qualche anno fa. Da allora non è stato compiuto mezzo passo avanti, almeno dai viventi: i fantasmi, a quanto pare, hanno riaperto per conto loro da un pezzo.