Treviso - L’Inps (Istituto nazionale della previdenza sociale) la crede morta, lo comunica alla banca e lei si ritrova con il conto congelato. Come fa a scoprirlo? Perché è viva, vivissima, e sta passando giornate surreali nel tentativo di dimostrarlo al suo istituto di credito. Tiziana Berton, residente a Castelfranco (Treviso) e titolare di una pensione di invalidità, ha scoperto di essere «morta» a fine marzo, quando ha tentato di pagare la retta della mensa scolastica di suo figlio. Se inizialmente sembrava tutto a posto, la mattina seguente ha ricevuto un messaggio che la informava che il pagamento non era andato a buon fine perché la carta risultava bloccata.
Forse un caso di omonimia, forse un semplice errore amministrativo
«A quel punto ho chiamato subito la banca – racconta la donna –. Mi hanno tenuta un’ora al telefono, ma non capivano il problema e mi hanno detto di prendere appuntamento con un family banker». Tiziana aspetta altri due giorni per parlare con il consulente, ma la soluzione non arriva. L’impiegato le conferma che il conto è bloccato, ma non sa spiegarne il motivo, né può rimuovere il blocco. «Non potevo pagare con le carte e non potevo prelevare – continua –. Già avevo dovuto lasciare la spesa alla cassa del negozio, facendo anche una brutta figura, ma alla fine della settimana mi sono ritrovata senza un soldo».
La risposta definitiva della banca arriva il primo aprile, e non è un pesce d’aprile: il conto è bloccato perché lei risulta deceduta. «Non ci potevo credere. Mi è stato confermato che il blocco è partito dalla sede centrale della banca. Ho già passato un periodo difficilissimo a causa di una malattia, ma morta no». A quel punto, per sbloccare il conto, Tiziana deve presentarsi fisicamente in filiale per dimostrare di essere viva. «Un’assurdità. Per motivi di salute non posso guidare fino al 30 aprile – prosegue –. Ho subito un intervento delicato e non riesco ad andare avanti e indietro facilmente come vorrebbero loro. Non ho ricevuto la pensione, la mensa del bambino è insoluta e ho alcune bollette in scadenza. Devo solo ringraziare di avere genitori, suoceri e un compagno che mi aiuta, altrimenti sarei in mezzo alla strada».
Dopo varie tribolazioni, finalmente il conto viene sbloccato, ma la carta di credito e il bancomat restano ancora inutilizzabili. «Attendo che sistemino le cose definitivamente – conclude – perché ad oggi non tutto è stato riportato allo stato precedente. Ho anche chiamato più e più volte l’Inps per avere un colloquio o un chiarimento, ma non sono riusciti né a darmi spiegazioni né a risolvere la questione. Sentendo i miei legali, comunque, questa cosa non finirà qui: mi consigliano di chiedere un risarcimento morale ed economico, perché non si possono commettere errori così grossolani». Anche perché, nella stessa banca che le ha congelato il conto, Tiziana è titolare di un mutuo condiviso con il compagno. Il contratto prevede che, in caso di decesso o recessione di uno dei due, il mutuo venga ridotto al 50%, con la possibilità di riconfigurarlo in seguito. «Invece, quando si è trattato di prelevare i soldi, risultavo viva, e infatti la rata è stata addebitata al 100%» conclude Tiziana, determinata a non lasciar correre.