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Pianista 18enne operato al cervello per un tumore suona per i medici in ospedale

Andrea Simone De Nicolò, pianista 18enne operato al cervello per un tumore suona per i medici in ospedale a Verona

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Verona - «Armonie di vita». Non poteva avere titolo più azzeccato il concerto eseguito martedì mattina nella hall del Polo chirurgico Confortini dell'ospedale Borgo Trento di Verona dal pianista diciottenne pugliese Andrea Simone De Nicolò. Insieme all’amica violinista Florangela D’Elia, il giovane ha «regalato» l'esibizione di ringraziamento all'equipè della dottoressa Barbara Masotto che nel settembre dell’anno scorso ha salvato la vita al ragazzo. Andrea è una promessa internazionale del pianoforte che ha già vinto una cinquantina di primi premi concertistici. 

Il pianista nell’agosto del 2024 soffriva di violenti mal di testa che cercava di sopprimere con degli analgesici ma che non gli facevano passare nulla ma che, anzi, lo facevano vomitare. Da lì la corsa al pronto soccorso di Bari dove la Tac ha rivelato un tumore pineale parenchimale di 5 centimetri al centro del cervello che gli aveva già causato dello sversamento di liquido nella cassa cranica. Se non fosse stato operato d’urgenza avrebbe rischiato di morire. I genitori e il ragazzo, in quel momento ancora 17enne e che vive a Valenzano con mamma Angelica, papà Tonio e il fratello di 9 anni, saputo che a Verona opera un grosso centro di Neurochirurgia, dopo l’esito della Tac sono partiti in auto per raggiungere Verona all’alba del 3 settembre ed entrare al pronto soccorso. Il ragazzo è stato subito preso in carico dalla dottoressa Masotto, che il giorno stesso ha praticato un primo intervento d’urgenza per «svuotare» il cervello dal liquido e tre giorni dopo, il 6 settembre, ha eseguito l’operazione intracranica durata quasi 20 ore. 

«I medici hanno elencato tutti i pericoli che correvo ma i miei genitori hanno preferito non dirmi niente, anche se un po’ avevo capito quello che stava succedendo – racconta Andrea – i dottori erano molto sicuri, perché sanno fare il loro lavoro con grande professionalità. Oggi sono qui perché mi hanno salvato la vita, consentendomi anche di fare le cose meglio di prima. Mi hanno trattato tutti benissimo, come un figlio ed ora potrò continuare a coltivare la mia passione di musicista. Quest’anno mi diplomerò all’Istituto sociale e poi mi iscriverò al corso triennale di laurea al Conservatorio di Bari. Sono otto anni che studio pianoforte. Questa esperienza mi ha portato a vedere le cose con una prospettiva diversa: do un senso migliore ciò che faccio». Andrea nelle operazioni non ha subito danni neurologici, uno dei rischi connessi alle asportazioni di masse cerebrali. Ciò gli ha permesso di continuare a suonare, conservando tutte le sue capacità cognitive e ora sogna di intraprendere il mestiere di concertista insieme alla sua amica Florangela. Mamma Angelica fatica a ricordare quanto attraversato: «Abbiamo provato una paura immensa perché la vita di mio figlio era attaccata a un filo. Dobbiamo la vita di nostro figlio a questi medici a cui possiamo dire solo grazie».


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