Pozzallo - Sono arrivati a Pozzallo alle 3 di notte passate Giovanni Bruno, la moglie Arina e la figlia di 2 anni dopo l'odissea di due settimane vissuta a Kherson, nel mezzo della guerra ucraina. Nelle foto, le immagini del loro arrivo all'aeroporto di Palermo, circondati da cameraman e giornalisti. In coda, il servizio del TgR postato dal Comune. "Ancora non sono convinto, sto iniziando a capirlo: siamo salvi - le sue prime parole con i media -. Mi dispiace per tuti quelli che sono rimasti là, ho avvisato più persone possibili ma non c’era lo spazio e non tutti volevano andare via. Ci sono ancora tanti italiani in Ucraina che contattano la Farnesina, ma al momento non c’è via: la situazione a Kherson è peggiorata”.
News Correlate
Bruno era fra i 33 connazionali rimasti bloccati tra Mariupol e Kherson, uno dei 300 che l’unità di crisi del ministero degli Esteri sta cercando da giorni di tirare fuori dall’incubo del conflitto. Il suocero 54enne non poteva lasciare la città per la legge marziale in vigore che non permette agli uomini tra i 18 e i 60 anni di lasciare il paese perché potrebbero teoricamente ancora combattere per l’esercito ucraino. Così ha coraggiosamente accompagnato la figlia, il genero e la nipotina a Odessa: un lenzuolo bianco appeso alla macchina e la scritta "bambini" sul cofano. “Abbiamo superato 15 posti di blocco, 3 russi e 12 ucraini, alla fine siamo arrivati alla dogana – dice Giovanni –. A Odessa sono stato aiutato dal giornalista di Radio Rai Simone Zazzera. Ci ha accompagnati a Palanca, in Moldavia. Da qui in autobus abbiamo raggiunto Husi, in Romania, dove i suoi amici sono venuti a prenderlo in macchina. Ieri sera finalmente ci siamo imbarcati sul volo da Bucarest per Palermo”.
I tre erano intrappolati dal 24 febbraio scorso in città, chiusi in un appartamento al settimo piano dopo che l’Ucraina era stata invasa e la città presidiata dai russi che sparavano a vista. Non poteva uscire di casa se non per pochi minuti, per comprare verdure e uova fresche dai contadini della zona con i soldi rimasti. Dopo 25 giorni, ha trovato il coraggio: rincuorato da altri vicini di casa che avevano tentato la fuga, si è messo in auto e ha deciso di scappare. “A ogni posto di blocco sembrava fosse finita – dice Bruno – ci hanno chiesto i documenti, controllavano le persone in macchina e il bagagliaio: ogni stop la paura, il terrore di essere fermati, feriti, uccisi. Non mi sembra vero essere riuscito ad andare via”. Allo scalo di Punta Raisi ha trovato in attesa un pulmino messo a disposizione dall'amministrazione comunale pozzallese: "Mi hanno avvisato il sindaco Roberto Ammatuna e la vicesindaca Alessandra Azzarelli, che avevano predisposto un mezzo per venirci a prendere". Nel minivan, c'era anche qualche regalino per la sua bimba.
Bruno dovrà attendere però qualche giorno prima di riabbracciare i parenti: mamma, papà e fratello sono infatti in isolamento Covid. "Finalmente lo posso dire, bentornati a casa - scrive l'amico Giovanni Campanella su Facebook, allegando lo screenshot della loro chat nel post che alleghiamo in fondo -. Sin dall'inizio non hai mai mollato, ogni volta che ci sentivamo si parlava solo di come poter uscire da quella situazione, ed ogni volta prima di chiudere la chiamata cercavamo di convincerci che sarebbe andato tutto bene. Sei un grande - continua -, sei riuscito a portare a casa la tua famiglia sana e salva con onore e gioia: pubblico ciò è non smetterò mai di dirti che sei stato mitico. Adesso voltiamo pagina e andiamo avanti". Ragusanews, che ha seguito la vicenda fin dall'inizio, si unisce alla gioia dei familiari.