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Report va a caccia della collezione d'arte della famiglia Agnelli-Elkann

Nella puntata andata in onda domenica 15 ottobre 2023 si è cercato di fare luce su 636 quadri (molti dei quali avrebbero dimorato nelle residenze torinesi del'Avvocato) del valore di un miliardo di euro e sulle entrate e uscite dall'Italia

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Torino - La trasmissione d'inchiesta Report di Rai 3, condotta da Sigfrido Ranucci, sta cercando di fare luce sull'ubicazione della collezione di opere d'arte dello storico proprietario della Fiat, l'avvocato Gianni Agnelli, e della moglie Marella Caracciolo. In particolare, i giornalisti si sono chiesti e hanno chiesto, in un servizio esclusivo messo in onda nel corso della puntata andata in onda ieri, domenica 15 ottobre 2023, come mai quadri dal valore stratosferico non risultino censiti dal Ministero per i beni culturali e se alcuni di questi siano entrati e usciti illegalmente dal territorio nazionale. Si tratterebbe, nella ricostruzione fatto dallo staff del programma televisivo, di 636 opere del valore stimato di oltre un miliardo di euro che sarebbero oggetto di contenzioso tra Margherita Agnelli da una parte e suoi figli John, Lapo e Ginevra Elkann dall'altra.

Il pezzo più pregiato è 'Arlecchino' dipinto da Pablo Picasso, del valore stimato di 100 milioni di euro, che sarebbe stato a lungo nella casa degli Agnelli in corso Matteotti a Torino e che qualche anno fa sarebbe spuntato a New York, dopodiché se ne sono perse le tracce.
C'è poi 'Glaçons' di Claude Monet 1894, che avrebbe dimorato a Villa Frescot a Torino fino a comparire improvvisamente alla casa d'aste Sotheby's, dove è stato battuto per 16 milioni.

"Tutte le procedure corrette sono state seguite", ha replicato Sotheby's alle richieste di Report. Nell'elenco appaiono cinque quadri di Gustav Klimt, tre di Paul Klee, uno di Francis Bacon e uno di Giorgio De Chirico. Questi, oltre che nelle dimore torinesi, potrebbero avere trovato casa nella residenza di Marella Caracciolo a Saint-Moritz in Svizzera, nell'appartamento davanti al Quirinale a Roma, nelle case in Corsica "e poi in due-tre caveau", ha raccontato un testimone ai microfoni.

La collezione esposta permanentemente nella Pinacoteca Agnelli del Lingotto, secondo Report, consisterebbe in appena il 5% del patrimonio artistico posseduto dagli Agnelli. Le carte del notaio svizzero Urs von Grünigen, che fece l'inventario dell'eredità di Gianni Agnelli, rivelano che "molte delle opere erano in una cassaforte nell'ex stabilimento del Lingotto". Tuttavia a Torino risultano appena quattro opere (su 636) sottoposte a tutela, dei bassorilievi di Antonio Canova sugli ultimi momenti di vita di Socrate, che furono sequestrati dalla guardia di finanza nel 2004 e poi sparirono nel nulla dopo che cessarono le esigenze di sequestro. Report ha chiesto accesso agli atti al Ministero per i beni culturali allo scopo di conoscere se sia a conoscenza del patrimonio artistico della famiglia torinese e della sua ubicazione attuale, ma i tre eredi Elkann si sono opposti e il procedimento è finito davanti a un tribunale amministrativo regionale.

"Abbiamo operato nel rispetto delle norme applicabili - hanno scritto gli Elkann alla trasmissione televisiva - ma si tratta di una vicenda del tutto privata". La loro madre Margherita Agnelli, invece, pur esternando lo stesso fastidio non ha formulato opposizione alla richiesta. Il servizio è infarcito di testimonianze di personaggi noti. Il sottosegretario alla cultura, Vittorio Sgarbi, prima sottolinea che "i proprietari delle opere d'arte possono fare di tutto, anche distruggerle" (cosa che invece comporterebbe il carcere) e poi liquida la vicenda dicendo: "Nulla di queste opere interessa realmente lo Stato italiano". Da Report, però, controbattono che il Ministero invece può sottoporre al vincolo l'intera collezione impedendone la vendita anche di singoli pezzi all'estero. La cosa, però potrebbe ridurre il valore della collezione "anche fino al 50%", come ha detto un esperto d'arte. 

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Un funzionario della soprintendenza di Torino, reso irriconoscibile, ha testimoniato che: "La collezione Agnelli per noi è sempre stata una no-fly zone". L'ex soprintendente, ora in pensione, Luisa Papotti ha risposto alla sollecitazioni dicendo: "Non ho memoria di nulla che riguardi la collezione Agnelli". Infine Evelina Christillin, presidente del Museo Egizio, ha confermato di avere visto i quadri nelle case degli Agnelli "ma non faccio il delatore", ha commentato rispondendo alla domanda sul perché non avesse mai segnalato nulla allo Stato.


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