Palermo - “Tre giorni di chiusura delle scuole e forse anche cinque sono tecnicamente importanti" secondo l'assessore regionale all'Istruzione, Roberto Lagalla, che risponde così alle critiche piovute sull'ordinanza con cui Palazzo d’Orleans ha prolungato la pausa natalizia, aspettando la zona arancione. Uno stratagemma che doveva servire a galleggiare, evitando nel frattempo scontri istituzionali esterni, col governo centrale, e a far stare buoni i sindaci dell'Isola. Ha sortito l'effetto contrario, facendo accigliare il premier Draghi e attirandosi improperi da parte di associazioni di studenti e insegnanti e minacce dei primi cittadini di far da sé: non c’è tempo di aspettare un’altra settimana, lasciando bambini e ragazzi senza istruzione e liberi di andarsene in giro. Il primo cittadino messinese, Cateno De Luca, ha già stabilito in proprio la chiusura con dad addirittura fino al 23 gennaio; e quello di Ispica sino a fine settimana.
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Cinque giorni significa arrivare a venerdì 14 gennaio, quando la cabina di regia romana si riunirà per la solita revisione dei colori: e la Sicilia, già mezza arancione, è in pole per il cambio che – dopo il weekend - le consentirebbe di ufficializzare, da lunedì 17, la dad per tutti senza passare per Roma. O almeno secondo percentuali, legate al numero di positivi e vaccinati per classe. Dunque una falsa “riapertura”, giacché la maggior parte di docenti e genitori, visto lo stato dell’allarme sanitario, preferirebbe le lezioni al pc. Lagalla, dal canto suo, ha le mani legate e non vede altro modo per venire incontro, legalmente, alle richieste delle stesse famiglie e amministrazioni locali, cioè di avere il tempo per applicare le nuove e farraginose modalità di gestione di quarantene e operazioni anti-contagio all'interno degli istituti, molti alle prese con importanti assenze di personale influenzato o in isolamento.
Dunque, "la possibilità di un aumento a cinque giorni dello slittamento non ci preoccupa – afferma l’assessore -, abbiamo uno spazio di calendario sufficientemente largo, avendolo previsto in questa forma fin dall'inizio dell'anno scolastico e prevedendo che si sarebbero potute presentare asperità in determinati momenti. Così è stato e quindi siamo nella possibilità di poterlo fare". Se la Regione è riuscita a guadagnare 72 ore per decidere è stato grazie al calendario scolastico: ogni Regione deve garantire almeno 200 giorni di attività didattiche durante l’anno, e la Sicilia ne aveva previsti 206. Ma nel sacco restano solo altre tre giornate “jolly” a disposizione, poi qualcosa si dovrà decidere per forza.