Pachino - È passata, con 15 voti favorevoli, la mozione di sfiducia nei confronti della sindaca di Pachino, Carmela Petralito, che chiude, così, il suo mandato dopo appena due anni.
Eppure, nell’ottobre del 2021, a capo di una coalizione di Centrodestra, con dentro Fratelli d’Italia, venne eletta al primo turno, sconfiggendo una concorrenza molto solida, composta da altri tre candidati a sindaco, tra cui l’esponente del Centrosinistra, Barbara Fronterrè, Fabio Fortuna, alfiere del M5S, e Corrado Quartarone, sostenuto da Fratelli d’Italia e Forza Italia.
I rapporti con gli alleati si sono incrinati nel volgere di pochi mesi, poi nel febbraio scorso la sindaca decise di gettare la spugna, rassegnando le dimissioni, sostenendo l’impossibilità di guidare la sua amministrazione, non tanto per ragioni politiche, quanto per una macchina burocratica incapace di funzionare e soprattutto di incassare i soldi dalle imposte, tra cui Tari, la cui evasione ha livelli da capogiro. Insomma, sembrava il sindaco dell’Ora legale, il film di Ficarra e Picone.
In un documento, finito alla Corte dei Conti evidenziò quali fossero le criticità del Comune, che, nel 2019, venne sciolto dal Governo nazionale per infiltrazioni mafiose. La sindaca ipotizzò un danno erariale e se la prese anche con la Polizia municipale che, a suo parere, non avrebbe “comunicato tutti i risultati della propria attività, omettendo di fornire gran parte delle relazioni richieste”.
Sempre, secondo la Petralito, in merito alla raccolta differenziata denunciò che ”negli scorsi anni, risultavano introiti da raccolta differenziata pari a zero”. Solo che, a distanza di qualche settimana, il ribaltone, con il ritiro delle dimissioni, annunciate in un video messaggio e le critiche dei suoi avversari che l’accusarono di aver preso solo tempo, aggirando la sfiducia del Consiglio comunale. Ma ieri, lo stesso Consiglio, si è è preso la rivincita, ponendo fine all’esperienza della prima donna sindaco a Pachino.