Ragusa – Il 29 luglio del 2020 la Sicilia segnò 18 nuovi casi quotidiani con una media a 7 giorni di 11 (e le cronache locali parlarono di "boom"). Ieri, 29 luglio 2021, esattamente un anno dopo: 719 casi e media a 7 giorni di 560. Allora i ricoveri ordinari erano a 31, le rianimazioni 2, gli isolamenti domiciliari 193: oggi siamo rispettivamente a 267, 29 e 9.179. Con tutti i vaccini. Cosa sta succedendo?
E’ un concentrato di variabili che ci ha portato a questa situazione impronosticata. Sicuramente un anno fa, a prescindere dai colori delle zone in cui ci trovavamo, i comportamenti individuali erano più responsabili, anche negli assembramenti. Fino a maggio, inoltre, eravamo rimasti segregati in casa mentre nel 2021 abbiamo ricominciato a uscire già dopo le feste d’inizio anno. Inoltre non c’erano ancora le nuove varianti, più aggressive e contagiose, come la Delta.
C’era invece paura di questo virus, molto più sconosciuto di quanto non lo sia adesso: le milioni vittime mietute in tutto il mondo erano ancora fresche. Ora abbiamo imparato a conviverci, ed è come se tanti avessero messo in contro di poterci morire. Sono milioni in tutta Italia le persone che non si sono ancora vaccinate con neanche una dose, e purtroppo la percentuale maggiore è in Sicilia che oggi registra, conseguentemente, anche il maggior numero di ricoverati Covid.
La bozza del monitoraggio ministeriale del venerdì segnala una occupazione dell’8% nelle aree mediche e del 4,7% nelle terapie intensive: al momento nessuna regione ha parametri così elevati. L’Isola va ancora meglio di altre nell’incidenza dei nuovi positivi settimanali su 100mila abitanti, ma ormai - come l’indice Rt - è un riferimento secondario per determinare la fascia di rischio. Per non tornare indietro, l’unica è andare avanti con i vaccini.